Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del provvedimento del Garante della privacy anche i sindacati della scuola sono tornati a chiedere al Ministero dell’Istruzione maggiore uniformità nella stesura del cosiddetto portfolio delle competenze. La richiesta è che in pratica già dal prossimo anno scolastico le scuole, su indicazione del ministero, possano darsi una linea comune nella stesura dei documenti che attesteranno il grado di formazione raggiunto dagli studenti. Il primo sindacato a rendere nota la propria soddisfazione per l’interpretazione favorevole da parte del Garante della protezione dei dati personale è stato la Uil scuola, attraverso le parole del suo segretario generale Massimo Di Menna : “la Uil – ha detto Di Menna – ha più volte denunciato l’incongruenza dell’attuale normativa per cui accade che alunni che frequentano, ad esempio, una prima classe di scuola secondaria di primo grado, provenienti da diverse scuole primarie, portino con sé alcuni un portfolio rappresentato da una sintetica scheda di una pagina, altri un portfolio più complesso con molte pagine di dati e di informazioni, altri ancora una valigetta comprendente gli elaborati svolti dagli stessi alunni”.
Secondo la Uil è necessario che viale Trastevere dia agli istituti maggiori riferimenti normativi: “è ormai giunto il momento – continua il segretario generale – che il ministero dell’Istruzione ponga fine al ‘fai da te’ adottato per la valutazione degli alunni nel passaggio da una scuola all’altra: il ministro Moratti assuma responsabilmente, sulla base di un confronto con le organizzazioni sindacali rappresentative degli insegnanti, una indicazione omogenea di carattere nazionale”.
La nota del Garante dei dati personali permetterà inoltre che la complessa gestione burocratica ed amministrativa dei dati sensibili, riguardanti gli studenti, ricada sugli insegnanti. “D’altronde – conclude Di Menna – su un argomento che ha visto in tutta Europa e nel mondo, tanti anni di sperimentazione, procedere con superficialità e scaricando sugli insegnanti e sulle scuole, rischia di caricare di lavoro talvolta inutile gli insegnanti e di non contribuire alla definizione di un più efficace e moderno sistema di certificazione delle competenze e di valutazione degli esisti formativi”.