In vista dell’apertura del tavolo contrattuale la Ragioneria Generale dello Stato è al lavoro per tentare di risolvere il nodo del bonus di 80 euro attribuito a tutti i lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 24mila euro.
La questione è di difficile soluzione perchè c’è il rischio, neppure troppo remoto, che per molti dipendenti del Miur l’aumento contrattuale di 85 euro venga di fatto annullato dalla perdita del bonus di 80.
Anzi, se una parte degli 85 euro del contratto dovessero essere attribuiti con decorrenza 1° gennaio 2019, potrebbe addirittura accadere che nel 2018, a fronte di un aumento di 50 euro, si possa perdere il bonus di 80 o almeno una quota significativa di esso.
I sindacati sperano di poter affrontare la questione al tavolo contrattuale ma il bonus è stato introdotto da una legge dello Stato e per modificarne struttura e modalità di attribuzione sarebbe necessaria una nuova norma.
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Ed ecco che sta già emergendo un’idea: poiché a perdere il bonus saranno soprattutto i dipendenti con gli stipendi più bassi (amministrativi e docenti entrati in ruolo da pochi anni), gli aumenti contrattuali potrebbero essere erogati in modo da evitare la restituzione totale o parziale del bonus stesso.
Questo però significherebbe riconoscere aumenti fino a 150 euro a coloro che perderanno il bonus; ma, se così fosse, gli aumenti per i docenti più anziani potrebbero risultare davvero molto modesti, pressochè irrisori.
Tecnici del MEF e sindacati stanno già facendo parecchie simulazioni ma i risultati non sono confortanti: se si aumentano gli stipendi, bisognerà tagliare il bonus e per confermare il bonus al personale con retribuzioni più basse non ci sarebbero soldi per chi ha uno stipendio più alto.
Gli unici che non risentiranno del problema saranno i collaboratori scolastici e una parte degli assistenti amministrativi. Per il restante personale con stipendi oggi molto vicini ai 24 mila euro lordi gli aumenti contrattuali potrebbero davvero essere controbilanciati dalla perdita del bonus di 80 euro.