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Analfabetismo in Italia, da una ricerca dati sconfortanti

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L’Unla (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo) è da anni impegnata a studiare ed aggredire la dura realtà del diffuso semianalfabetismo esistente nel nostro Paese. In questo contesto ha portato a termine una ricerca-azione i cui risultati sino stati illustrati nella giornata di oggi presso la sua sede centrale, l’Università di Castel Sant’Angelo. La ricerca è stata coordinata da un comitato scientifico composto dal presidente prof. Saverio Avveduto e da altre personalità quali il prof. Tullio De Mauro, docente della “Sapienza” di Roma, dall’on.le Raffaele Manca responsabile dei Centri per adulti della Sardegna, dal prof. Luigi Tarsitano, vicepresidente Unla.
Dai primi dati resi noti emerge un quadro sconvolgente.
Il 12% della popolazione è analfabeta e senza alcun titolo di studio, si tratta di circa sei milioni di cittadini.
Il 33% della popolazione (7,5% di laureati e 25,85% di diplomati) è in grado di affrontare le sfide della società contemporanea in quanto ha la formazione di base necessaria. Il 66% (30,12% con licenza media, 36,52% con semplice licenza elementare) dispone di una formazione insufficiente per partecipare informata allo sviluppo della società della conoscenza. Si tratta di 36 milioni di italiani da considerare analfabeti totali, semi-analfabeti o analfabeti di ritorno, comunque non in grado di affacciarsi sul mondo del lavoro e difendersi di fronte ai continui cambiamenti che lo hanno investito.
La situazione è più grave dal centro fino al Sud e alle Isole. Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia, Puglia, Abruzzo, Campania, Sardegna, Umbria sono regioni con una popolazione analfabeta, senza alcun titolo di studio, che supera l’8%. A Catania gli analfabeti raggiungono l’8,4%, ma anche a Palermo, Bari e Napoli si ritrovano percentuali di poco inferiori.
Secondo Tullio De Mauro, già Ministro dell’Istruzione, componente il comitato scientifico che ha condotto la ricerca, l’investimento sull’Istruzione scolastica è urgente, ma bisogna avere chiaro che i risultati si possono avere in tempi medio lunghi. Investire invece sulla formazione continua degli adulti consente di acquisire i risultati in tempi relativamente brevi. Servono enormi risorse da investire su entrambi i segmenti dell’Istruzione.
I dati dell’Unla trovano sostanziale conferma nei dati Istat del 2003. Secondo l’istituto di statistica nazionale su circa 57 milioni di italiani censiti nel 2001 i laureati erano poco più di 3.500.000 (6.14%), i diplomati 14.500.000 (24,5%), i licenziati di scuola media 16.500.000 (28,9%), i cittadini con la licenza media o senza alcun titolo di studio 22.500.000 (39,4%). Il miglioramento percentuale è appena di qualche punto in 5 anni per ogni aggregato. La strada da fare è ancora tanta, servono investimenti a tappeto altro che tagli e sforbiciate.