Il 2% degli studenti, pari a 300 mila ragazzi, non riesce a non staccarsi dall’auricolare nemmeno durante le lezioni a scuola. E il 12% non ne può fare a meno a casa durante lo studio. I dati provengono da un’indagine sul rapporto tra gli italiani e la radio, presentata a Milano il 16 novembre da Felice Lioy, presidente di Audiradio che ha commissionato lo studio, e da Enrico Finzi, sociologo presidente dell’istituto di ricerche Astra. “La vera sorpresa rivelata dal sondaggio – ha detto il sociologo – non è tanto che i circa 300 mila studenti che ascoltano la radio abbiano in qualche modo la faccia tosta di farlo, ma piuttosto di ammetterlo e di raccontarlo”. Evidentemente all’amore non si comanda e, secondo gli esperti che hanno realizzato lo studio, quello tra gli italiani il mezzo radiofonico risulta essere proprio un rapporto d’amore da cui non ci si vorrebbe mai staccare. “E’ un mezzo – ha spiegato Finzi – di cui alcuni individui non possono fare a meno perché più afrodisiaco, confortante ed entusiasmante di altri”. Il gradimento è anche nel dato che per due italiani su tre la radio è anche il media che più si è rinnovato negli ultimi cinque anni.
Del resto i numeri parlano chiaro: 8 italiani su 10 ascoltano la e lo fanno quando sono in casa (72%), guidano (63%), sono in viaggio (48%), lavorano (23%), fanno jogging o sport (13%), camminano (7%), vanno in bici (5%). C’è pure uno zoccolo duro del 16% che la sente dappertutto. Ma a cosa si deve questo attaccamento dei giovani per il mezzo radiofonico? Sicuramente nella sua specificità: per i suoi ascoltatori, infatti, il mezzo radiofonico rimane anzitutto un amico che tiene compagnia (85%) e regala emozioni (per il 75% gioia, il 57% ricordi, il 54% fantasia), procurando allegria (78%), divertimento (72%), distrazioni (63%), calma (59%) e addirittura anti-depressione (52%).
Vicine ai valori del mondo giovanile anche le ragioni per cui si accende la radio: il 77% degli ascoltatori la usa per tenersi informata e il 55% l’utilizza anche per pensare, comprendere, avere nuove idee. In molti poi la preferiscono a tv e cinema: perchè c’è poca violenza (54%), poca volgarità (54%), poche notizie iper-ansiogene e – per definizione – nessuna immagine tragica (40%). Inoltre la radio è sinonimo di libertà per tre ascoltatori su quattro: permette di fare altre cose contemporaneamente (77%), e’ poco invadente o aggressiva (53%), e’ articolata nell’offerta di moltissime emittenti (62%). Sulla base dei risultati dell’indagine, realizzata attraverso 2005 interviste (a persone dai 15 anni in su, pari a 49.7 milioni di adulti), Audiradio ha deciso di dar vita ad una vasta campagna istituzionale a favore della radiofonia nazionale, che seppure sempre più ascoltata rimane ben lontana dall’espletare tutte le sue potenzialità, come invece è avvenuto in molti Paesi europei ed extraeuropei.
Dalla radio è bene accettata persino la pubblicità che piace al 77% degli ascoltatori (anche se il 33% la vorrebbe più selezionata). Per quattro motivi principali: creatività, emozione, poca invadenza, integrazione con la pubblicità sugli altri media. Secondo buona parte degli intervistati la pubblicità informa e seduce, diverte e serve, non schiavizza il cittadino ma gli dà spesso un pizzico di felicità o almeno di allegria. “La realtà è che oggi la radio – ha concluso Finzi – viene ascoltata da oltre 37 milioni di persone e rappresenta un mezzo sempre più presente nella vita degli italiani”.