La crisi di oggi è “crisi di educazione”. Il grido era già risuonato al meeting di Comunione a Liberazione di quest’estate a Rimini in occasione della presentazione del libro Il rischio educativo di Don Giussani.
L’allarme è divenuto un documento-manifesto da titolo “se ci fosse un’educazione del popolo tutti starebbero meglio”, sottoscritto da intellettuali e politici, da cattolici e laici.
L’hanno sottoscritto, fra l’altro, Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa e dell’Editrice “La Scuola”, Magdi Allam, vice direttore del “Corriere della Sera”, Dino Boffo, direttore di “Avvenire”, Maurizio Belpietro, direttore de “Il Giornale”, Franco Bechis, direttore de “Il Tempo” di Roma, Feruccio De Bortoli, direttore de “Il Sole 24 Ore”, Giuliano Ferrara, direttore del “Il Foglio”, Mauro Mazza, direttore del Tg2, Carlo Rossella, direttore del Tg5, Paolo Liguori, direttore di TgCom, Renato Farina, vice direttore di “Libero” per i quali si rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono senza padri e senza maestri.
Abbastanza preoccupati i toni del manifesto in cui, fra l’altro, si legge che “non si tratta di un’emergenza di istruzione o di avviamento al lavoro. Sta accadendo una cosa che mai era accaduta prima. È in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli. Oggi “tutto è uguale”. Si vive “come se la verità non esistesse”. I ragazzi, senza autentici educatori “vivono nell’incertezza” che “è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, la scuola e la Chiesa”.