L’apprendimento del linguaggio è un’acquisizione pressoché automatica che, in realtà, nasconde dei processi alquanto elaborati. Di fatto, quasi tutti i bambini, intorno ai cinque anni, mostrano una certa padronanza nell’utilizzo della parola. L’ambiente scolastico e l’insegnamento mirato fanno poi il resto. Talvolta però intervengono fattori di varia natura che bloccano o rendono difficoltoso tale processo. In effetti, circa il 7 per cento dei bambini oggi soffre di difetti specifici del linguaggio, manifestando problemi di comprensione e articolazione della parola, anche in assenza di problemi uditivi o deficit intellettivi. Pare inoltre che, benché i medici e gli psicologi non riescano ancora a capirne del tutto le cause, ultimamente sia in aumento il numero di diagnosi relative a questi disturbi.
Secondo una teoria formulata di recente in Francia, bambini con difficoltà del linguaggio parlato potrebbero avere in realtà specifici problemi nel distinguere il linguaggio dai rumori provenienti dall’ambiente circostante. Ciò è stato dimostrato in alcuni test somministrati ad un gruppo di bambini da Johannes Ziegler (Laboratoire de Psychologie Cognitive, Université de Provence di Marsiglia) e colleghi del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Parigi. I risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze Pnas.
Per indagare meglio il fenomeno, i ricercatori francesi hanno coinvolto un gruppo di bimbi affetti da difficoltà del linguaggio e coetanei sani. Da un punto di vista metodologico, l’intero campione è stato sottoposto a una serie di prove d’ascolto in circostanze differenti. I risultati hanno dimostrato che il grado di comprensione del linguaggio udito dai bambini non è molto differente nei due gruppi in condizioni perfette di ascolto, cioè in assenza totale di rumori ambientali. Al contrario, invece, i bimbi con disturbi del linguaggio mostrano piccoli problemi nella cognizione esatta del discorso.
Quando nell’ambiente sono presenti rumori normali, fra i due gruppi di partecipanti all’esperimento si rilevano marcate differenze di comprensione e percezione del linguaggio udito. In tali condizioni di ascolto, in particolare, i bambini trovano difficoltà nel discernere i suoni consonantici simili (per esempio b o p). I test evidenziano che il loro livello di comprensione è basso in ambienti rumorosi nonostante questi bimbi abbiano un udito nella norma. Secondo gli esperti, la spiegazione di ciò risiederebbe nel fatto che questi bimbi, pur potendo sentire, si trovano in difficoltà poiché non riescono a “depurare” il discorso udito dai rumori ambientali. È come se questi ultimi invadessero la loro mente creando uno stato di confusione.
Una spiegazione simile è stata fornita per spiegare la dislessia. In questo caso però i fattori di disturbo piuttosto che acustici sarebbero visivi. Nonostante una vista normale, infatti, i bimbi vengono disturbati dal contesto in cui è inserito ciò che devono leggere e dall’incisività grafica dei caratteri.
La ricerca proseguirà adesso nella direzione di un maggiore approfondimento delle ragioni che disturbano il cervello nei compiti di esclusione di elementi distraenti.
Approfondimenti: Ziegler JC et al. Deficits in speech perception predict language learning impairment. www.pnas.org