Pare che esista una stretta correlazione fra comportamenti antisociali e giochi cruenti. Lo affermano alcuni scienziati dell’Università del Michigan con un nuovo studio empirico che ne ha dimostrato il legame.
I risultati della ricerca sono, d’altronde, perfettamente in linea con le scoperte di un’équipe di psicologi tedeschi, altrettanto convinti che sangue virtuale e violenza reale vadano a braccetto. È infatti stato scoperto un nesso causale ben preciso tra il tempo trascorso di fronte a un videogioco d’azione e la manifestazione di comportamenti aggressivi.
L’indagine condotta dall’èquipe americana, è stata effettuata su un gruppo di tredici giocatori, impegnati ad uccidere nemici virtuali. I soggetti sono stati analizzati con strumenti a risonanza magnetica. Dai risultati è stato possibile affermare che l’esposizione a videogiochi di questo tipo sia in grado di scatenare una tempesta neurologica nella parte frontale del cervello, quella deputata al controllo dell’aggressività.
Un elemento decisivo è quello temporale, che sta alla base dei possibili cambiamenti nell’apparato cognitivo e psicologico. Il tempo occorrente affinché si presentino effetti neurologici rilevanti e negativi nella mente dei videogiocatori equivale ad almeno cinque ore alla settimana.
Secondo gli studiosi infatti, superato questo limite, l’aggressività aumenta e le sensazioni si fanno più chiare, esattamente come in una situazione pericolosa reale. Favoriti dai videogiochi, i circuiti neurali che scatenano l’aggressività potrebbero avere seri effetti antisociali nel comportamento degli individui, specialmente dei bambini.