C’è bisogno di fare chiarezza sui 24 crediti formativi universitari divenuti indispensabili per partecipare d’ora in poi al concorso a cattedra.
I 24 CFU “FIGLI” DELLA BUONA SCUOLA
I cosiddetti Cfu sono stati introdotti dal decreto Legislativo 59/2017, nato da una delle nove deleghe della cosiddetta riforma della “buona scuola”, che ha modificato il sistema di formazione iniziale e reclutamento dei docenti della secondaria, introducendo un concorso a numero chiuso che consente di accedere ad una formazione di durata triennale e quindi all’assunzione.
Il problema è che però il numero chiuso non doveva essere attuato anche dalle università per far accedere i 24 Cfu. A denunciarlo è l’associazione studentesca Link, che fa capo alla Cgil: “esistono casi di gravi irregolarità – scrivono le due organizzazioni – su cui chiediamo con urgenza che il Ministero dell’Istruzione si esprima, con delle linee guida chiare per l’applicazione del decreto, che impediscano distorsioni e violazioni di diritti”.
“Alcuni Atenei hanno deliberato dei tetti massimi di posti per acquisire i 24 CFU, introducendo una limitazione illegittima, che non rientra nelle ipotesi previste dal decreto che regola l’attivazione dei corsi per i 24 Cfu, né dalla Legge Zecchino sull’ istituzione dei numeri chiusi e programmati. Il requisito dei 24 Cfu rappresenta un obbligo per l’accesso al concorso pubblico per diventare insegnati, pertanto limitare la possibilità di acquisire i crediti prescritti risulta assolutamente inaccettabile”.
TROPPE RICHIESTE
Il problema nasce, probabilmente, perché gli atenei temono un’ondata di richiesta di esaminandi per l’acquisizione dei crediti.
“E’ chiaro – proseguono da Link – che gli atenei sono stati messi nella condizione di attivare i percorsi senza risorge aggiuntive, tuttavia non è accettabile scaricare sugli studenti e sui laureati il costo di una riforma sbagliata”.
“Con i nostri rappresentanti presenti negli organi delle Università – concludono gli studenti – ci stiamo muovendo per chiedere sostanziali modifiche alle delibere approvate nei Senati Accademici e nei Consigli d’Amministrazione, con l’obiettivo di garantire da subito il libero accesso a tutte e tutti ai corsi necessari all’acquisizione dei 24 Cfu”.
QUALCHE MESE FA IL MIUR INTERVENNE
Lo scorso mese di giugno ad intervenire fu direttamente il Miur, per stoppare sul nasce il “mercato”, soprattutto telematico, della formazione per l’acquisizione dei 24 crediti formativi utili a partecipare al prossimo concorso a cattedra. Stavolta, invece, i dirigenti di Viale Trastevere sono chiamati a catechizzare gli atenei.
La presa di posizione del Miur, in quell’occasione, aveva confermato la bontà delle denunce arrivate sulla stampa nazionale e riportate dalla Tecnica della Scuola.