Il contributo dovrà intendersi al lordo del costo della commissione per il servizio finanziario reso alle Poste Italiane ed è erogato agli aventi diritto in base alla regolarità dell’iscrizione e avvenuto pagamento della relativa retta scolastica.
Il decreto, come era prevedibile, ha scatenato non poche polemiche. Viene da più parti evidenziato, e contestato, che mentre vengono tolti fondi alla scuola pubblica che, come è stato denunciato ripetutamente, tante volte non trova i fondi per le spese di cancelleria e per il pagamento dei supplenti, alla scuola non statale si assicura un record di finanziamenti attraverso il sistema dei rimborsi per le spese che i genitori sostengono.
Ovviamente di opinioni completamente diverse sono i genitori che fanno frequentare ai propri figli le scuole non statali.
L’Agesc, l’associazione che riunisce i genitori delle scuole cattoliche, che rappresentano la stragrande maggioranza delle scuole non statali, replicano che le famiglie delle scuole paritarie debbono essere considerati uguali agli altri ed hanno diritto al riconoscimento che, tuttavia, è ancora irrisorio rispetto alle rette che vengono da loro sostenute.
Non v’è chi non veda come tra gli impegni della maggioranza governativa che è stata chiamata alla guida del Paese dalle consultazioni elettorali del 9 e 10 aprile vi sia da sciogliere anche questo nodo e regolamentare, con una legge costituzionale, il complesso rapporto tra scuola statale e scuola non statale e finalmente fare luce sull’equivoco, a tutt’oggi, irrisolto dall’art. 33 della Costituzione Italiana.