Sul sito della minoranza della Flc-Cgil si legge:
“Rivendichiamo l’assoluta necessità di uno sciopero, il più possibile unitario, a sostegno di alcuni punti chiari:
1) aumenti uguali per tutti di 300 euro sullo stipendio base;
2) differenziazione stipendiale, oltre che per anzianità, solo per impegno orario o incarichi aggiuntivi (attraverso FIS e contrattazione d’istituto); no alla valutazione e alla progressione accelerata per merito;
3) aggiornamento in orario di servizio (altrimenti retribuito), affidato alla libera scelta dei docenti; riduzione della burocrazia, che distoglie dall’insegnamento e dal buon funzionamento della scuola; nessun aumento dell’orario e del carico di lavoro;
4) ristabilire criteri oggettivi per la mobilità, senza chiamata diretta o per competenze;
5) parificazione delle condizioni dei lavoratori a tempo determinato e indeterminato (stipendio, stipendio accessorio, ferie, permessi ecc.);
6) sblocco assunzioni per il personale A.T.A e adeguamento dell’organico, con la chiamata dei supplenti da subito; riconoscimento anche nella contrattazione di scuola con una quota FIS riservata e la partecipazione ai progetti”.
I limiti di una proposta
Apprezzabili i contenuti proposti, soprattutto la richiesta economica, più pesante di quella presentata dal gruppo “Professione Insegnante”. A dire il vero, l’obiettivo principale di quest’ultima è di “fermare la firma ”dei sindacati su un contratto indecente.
Detto questo, limito il mio ragionamento al punto della retribuzione (minoranza Flc-Cgil).
Come si concilia la richiesta di un aumento di 300€ dopo l’accordo del 30 novembre 2016, il Def 2018-20 e la proposta di legge di stabilità 2018?
E soprattutto con il D.Lvo 29/93 che impone aumenti contrattuali coerenti con l’inflazione programmata?
La risposta è unica e semplice: non è possibile individuare nessuna relazione.
La richiesta, quindi risulta un corpo estraneo!
Avulsa rispetto ai provvedimenti che contano. In altri termini, è discontinua rispetto alle decisioni prese dal governo, dai sindacati e dal Parlamento!
Gli obiettivi della proposta
La proposta parla alla “pancia” degli insegnanti, bypassando ogni ragionamento, riflessione che solitamente si basano sui fatti. A quella parte di docenti non aggiornati sugli eventi riguardanti il contratto.
Comprendo che la componente minoritaria intenda “pesarsi” attraverso uno sciopero e diventare visibile. Probabilmente pensano alle prossime elezioni RSU.
A breve potremo verificare l’efficacia di questa proposta e la sua ricaduta elettorale (RSU).
Come sempre i fatti diranno la loro parola definitiva.
Gianfranco Scialpi