Rendere pubbliche le valutazioni dei compiti di un alunno, anche a tutta la classe, è un atto lecito. E pure i contenuti del compito. Tuttavia, il docente dovrebbe porre una certa attenzione se questi riguardano la sfera personale, familiare o comunque informazioni private che potrebbero implicare esigenze di riservatezza. Insomma, è possibile svolgere temi sulla vita privata degli alunni. E si possono anche leggere alla classe. Ma occhio a non ledere la loro privacy.
La Tecnica della Scuola lo ricorda agli insegnanti, in queste giornate di sospensione delle attività didattica per le festività natalizie e di fine 2017, a seguito delle segnalazioni giunte in redazione, da parte di alcune famiglie di alunni che lamentano scarsa sensibilità da parte dei docenti dei loro figli nell’esporre ai compagni di classe le informazioni personali indicate nei temi svolti a scuola.
Il via libera del Garante della privacy
A fare chiarezza, fornendo loro una risposta per dare conferme sulla modalità di comportamento dei docenti, è anche stavolta la guida del Garante per la protezione dei dati personali dedicata alla scuola, attraverso la quale risponde a una serie di domande comuni.
Ebbene, allo scopo di sviluppare nella comunità scolastica (composta da alunni, famiglie e personale della scuola) una sempre maggiore consapevolezza dei propri diritti e doveri, il Garante spiega che “non lede la privacy l’insegnante che assegna ai propri alunni lo svolgimento di temi in classe riguardanti il loro mondo personale”.
La regola non è assoluta
Premesso questo, non significa però che la lettura dei compiti sia sempre e comunque priva di vincoli: appartiene alla “sensibilità dell’insegnante, nel momento in cui gli elaborati vengono letti in classe, trovare l’equilibrio tra esigenze didattiche e tutela della riservatezza, specialmente se si tratta di argomenti delicati”, sottolinea sempre il Garante per la protezione dei dati personali.
Morale: comunicare a tutta la classe delle informazioni particolareggiate sul disagio personale o familiare di un alunno, mettendo questo quindi in potenziale e probabile difficoltà, è un atto di leggerezza. Che il docente deve assolutamente evitare.