Come con i supermercati aperti 24 ore su 24, adesso si chiede alle scuole di rimanere aperte nelle vacanze di Natale, di Pasqua e d’estate. Coloro che vedono la scuola da lontano e dall’alto (leggi ministri, sottosegretari, politici in genere, funzionari del Ministero, pedagogisti universitari) dicono che serve a combattere la dispersione scolastica.
Idiozia: chi non viene a scuola normalmente, non verrà di pomeriggio né tantomeno durante le vacanze. Ci sarebbe da ridere, se, purtroppo, il fenomeno della dispersione scolastica non fosse tragico: chi non viene a scuola, è a rischio di essere sfruttato nel lavoro nero o di far parte di una baby-gang.
Il fenomeno, però, non si combatte con le solite belle parole ripetute a iosa: ”Per combattere la mafia, serve un esercito di maestri elementari” rievocando quanto detto dallo scrittore Gesualdo Bufalino.
Due episodi avvenuti a Napoli, fanno riflettere: l’aggressione feroce e gratuita al diciassettenne Arturo in via Foria; l’asportazione dell’albero di Natale dalla galleria Umberto I e ritrovato ai Quartieri Spagnoli. Qui c’è la barbara usanza medioevale di bruciare il 17 gennaio i falò dedicati a sant’Antonio Abate, protettore degli animali.
Poteva essere un esempio di riciclo: si raccoglievano abeti secchi, buttati dopo le vacanze natalizie, e li si bruciava. Il problema è che adesso vengono tagliati con le seghe elettriche alberi vivi, come è accaduto a Largo Montecalvario e alla galleria Umberto I. Il problema è che vengono bruciati in vicinanza delle abitazioni e-temo- quest’anno a piazza Montecalvario, con il pericolo di bruciare la vicina scuola “Paisiello”, la vicina Chiesa di Concezione a Montecalvario e il solaio della Metropolitana.
Quando ho parlato di questo rischio con un ispettore della polizia e gli ho chiesto di mandare una volante quella notte a sorvegliare, ho letto in lui – mi sono sbagliato ? – una certa rassegnazione. Proprio di questo non abbiamo bisogno a Napoli: non dobbiamo rassegnarci alla barbarie, dobbiamo avere il coraggio di denunciare, di non considerare queste cose delle “bravate” di ragazzini. Oggi ti taglio l’albero e domani ti ficco un coltello alla gola. Non c’è una conseguenza diretta tra le due azioni, ma la piccola illegalità tollerata porta a un’illegalità più grande.
Lo dico da dirigente scolastico di una scuola ubicata nei Quartieri Spagnoli, dove pure ho deciso di rimanere, nonostante i problemi: l’educazione per questi ragazzi fallisce, non riesce a incidere, non perché non ci siano bravi maestri e bravi professori, ma perché la scuola così come è fatta per questi ragazzi è inadeguata. Per loro servirebbe una scuola che li orienti a un mestiere, a una professione.
La scuola pseudoegualitarista, che vuole mandare tutti al liceo (obbligo a 18 anni?) o all’università, è una scuola che in realtà allontana questi ragazzi, la fa sentire un obbligo inutile.
Se non facciamo intravedere un futuro diverso a questi ragazzi, ce li ritroveremo per strada a scippare, a spacciare droga, a sparare. E non stiamo vedendo una fiction purtroppo!
Eugenio Tipaldi