Siamo in piena campagna elettorale e non mancano, com’è consuetudine, proclami mirabolanti e strombazzamenti da parte dei partiti politici in competizione tra loro.
Si passa dalla cancellazione della legge della “Buona Scuola”, agli aumenti di stipendio degli insegnanti e dalla volontà (solo a parole) di equipararli agli altri Paesi Europei, agli ulteriori stravolgimenti del sistema scolastico italiano.
Ora tutti sono bravi (sempre a parole) a promettere a destra e a manca, passando per il fantomatico centro, la luna nel pozzo ben sapendo che la “coperta è corta” e che i soldi non ce ne sono. Altro che 85 euro lorde per il contratto. Sicuramente alla fine i sindacati sbracheranno e si siederanno al tavolo delle trattative e vendersi per un piatto di lenticchie elargendo un contratto da fame, anzi un contratto da terzo mondo.
Se prendiamo un docente di un Paese economicamente povero è certamente più rispettato e di gran lunga meglio retribuito di quello italiano. È una vergogna non riuscire a concludere in tempi rapidi la trattativa di un contratto di lavoro fermo da più di nove anni, mentre il Paese langue e soffre povertà, miseria e disoccupazione.
Altro che occupazione in crescita: sono aumentati i contratti a tempo determinato che difficilmente si tramuteranno in posti fissi perché si tratta di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato fittizio. La politica italiana non prenda in giro gli insegnanti soprattutto in questo periodo promettendo mari e monti, ma dia maggiore risalto alle problematiche della scuola, ormai agonizzante perché messa ai margini del dibattito politico. Sulla scuola si parla tanto ma concretamente si fa poco o nulla. Solo in vista di elezioni ci si ricorda della scuola lanciando proclami e promesse mirabolanti che non trovano concreta attuazione.
Sono state fatte in questi anni tante faraoniche promesse rimaste lettera morta ma il mondo della scuola ormai è deluso, sfiduciato, amareggiato perchè dalla politica non arrivano risposte concrete. Si è convinti che della scuola i politici si ricordano della scuola e dei docenti solo quanto si deve andare a votare, essendo il pianeta scuola un gustoso serbatoio di voti da portare ai partiti e ai movimenti.
I docenti attendono da tempo il rinnovo del contratto che stenta ad arrivare, i docenti attendono da tempo politiche diverse sull’istruzione, non riforme di facciata, ma serie e strutturali, i docenti attendono da tempo una diminuzione del numero di alunni per classe, per evitare il fenomeno delle classi pollaio, i docenti attendono da tempo più investimenti sull’istruzione e non dei contentini a pioggia, i docenti attendono il rinnovo del contratto vero e non una miseria, i docenti, insomma, attendono da tempo una maggiore attenzione da parte della politica italiana al mondo della scuola, alla soluzione dei suoi problemi, alle maggiori risorse stanziate, perché l’istruzione, la cultura rappresentano la spina dorsale del futuro della Nazione.
E ora basta a ricordarsi della scuola solo alle elezioni. Mettiamoci a lavorare sodo e a dare un futuro migliore a questo Paese frantumato, disgregato e distrutto partendo dalla scuola con i fatti concreti e non con le chiacchiere.
Mario Bocola