La Commissione Giustizia della Camera ha dato il consenso allo svolgimento di un’indagine conoscitiva sul bullismo: l’obiettivo è “attingere tutte le informazioni possibili per comprendere come il legislatore possa intervenire su questa delicata materia, e quanto possa essere efficace abbassare l’imputabilità dei minori dai 14 ai 12 anni”, ha spiegato il presidente della Commissione, Pino Pisicchio dell’Italia dei Valori. L’intenzione della Commissione non sarà però quello di rivedere l’impianto del sistema giudiziario minorile: non sembrerebbe ancora emergere la necessità di incrementare la misura carceraria come rimedio ai gravi e sempre più numerosi episodi di violenza giovanile, soprattutto nel nostro paese.
L’Italia, tuttavia, figura oggi al terzo posto in Europa per la diffusione scolastica di questo fenomeno, con un bambino su dieci, dai 5 ai 12 anni, vittima di fenomeni psicologici preoccupanti. Il fenomeno però non riguarda solo l’Italia: secondo un monitoraggio europeo svolto dall’Osservatorio nazionale di statistica, in Francia ne sarebbero coinvolti 13 bambini su cento ed in Inghilterra addirittura 16 su cento. “Il nostro obiettivo – spiega Pisicchio – è insieme la prevenzione e la riabilitazione dei soggetti coinvolti in questi atti di violenza, senza mai dimenticare che abbiamo a che fare con personalità in formazione, come lo sono appunto i minori, dei quali va sempre tutelata l’integrità morale e la dignità personale”.
Secondo Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige, Movimento Italiano Genitori, il bullismo è tutt’altro che da sottovalutare perché “in gioco c’è lo sviluppo emotivo e psicologico dei nostri figli perchè gli effetti delle violenze sulla psiche e il carattere delle piccole vittime sono enormi e di lunga durata. Il fenomeno non è certo nuovo – dice la Munizzi – è sempre esistito, ma questo non vuol dire che lo si possa giustificare, anzi, bisogna spezzare il muro di omertà e di sottovalutazione in cui cresce. Ciò e’ possibile solo cominciando dalle scuole, che sono i luoghi privilegiati del fenomeno: qui i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo, qui incontrano i bulli: bisogna che gli insegnanti, i presidi, ma anche il personale non docente, così come i genitori, sappiano riconoscerne i segnali ed intervenire nel modo più adeguato”. L’abbassamento dell’imputabilità dei minori diventa anche un’ipotesi concreta per impedire agli adulti di utilizzare i minori come ‘manovalanza delinquenziale’. “In questo modo – conclude il presidente della Commissione Giustizia della Camera – si avrebbe un deterrente non solo per i ragazzi che compiono violenze e abusi nei confronti dei propri coetanei, ma anche per quei delinquenti che si fanno scudo con la mancata imputabilità di bambini e adolescenti”.