“Non c’è nessuna motivazione realistica perché continui questo malcostume – ha spiegato l’on. Sasso – i ragazzi potranno essere reperibili attraverso un numero verde che le scuole andranno ad istituire, per venire incontro alle esigenze delle famiglie di poterli rintracciare in ogni momento. Niente giustifica il loro uso nelle ore di lezione”.
L’onorevole Sasso ha anche spiegato che la proposta scaturisce a seguito di “una lunga consultazione con tutte le forze presenti nella scuola, le organizzazioni dei genitori e degli insegnanti, che anche attraverso il mio blog personale hanno espresso valutazioni ed orientamenti che hanno contribuito alla stesura della proposta di legge”.
La proposta raccoglie consensi, ma anche perplessità. “Una legge che vieti l’uso del cellulare – commenta Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione – quando arriva è già in ritardo: il divieto rischia di apparire reazionario. Bisognava immaginare tutto questo prima: le scuole ma anche le Università andavano schermate. Parlo anche del Senato accademico perché la deriva riguarda anche i professori. Si parla stagionalmente di bullismo ma c’è un bullismo dei cosiddetti normali che fa male al cuore, prima della legge ci dovrebbe essere una famiglia disponibile ad educare”.
L’applicazione della legge, sempre se dovesse essere approvata, sarà quindi non certo facile: tuttavia, per il pedagogo Benedetto Vertecchi non è mai troppo tardi impedire l’uso indiscriminato di uno strumento dannoso come il cellulare tra i banchi: “Se la scuola avesse mantenuto un atteggiamento fermo – spiega Vertecchi – non sarebbe a questo punto. Si poteva, infatti, prendere un’iniziativa grazie all’autonomia di cui godono gli istituti, ma non l´hanno fatto: ora bisogna spiegare perché il cellulare va tenuto spento in classe, per molti non è intuitivo”.