La statalizzazione dell’intero settore dell’istruzione tecnico-professionale prevista dal decreto-legge n. 7 in discussione al Parlamento in questi giorni sta incontrando molte resistenze da parte delle Regioni: l’ipotesi da noi avanzata 2-3 settimane fa quando avevamo dato la notizia del provvedimento approvato dal Governo è stata oggi confermata dallo stesso Ministro Giuseppe Fioroni nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali.
Le Regioni, insomma, stanno facendo forti pressioni sul Governo perché venga data attuazione a quanto previsto dalla riforma del titolo V della Costituzione (competenza esclusiva delle autonomie regionali sull’istruzione professionale); in effetti all’indomani dell’approvazione del decreto-legge era subito intervenuta l’assessore della Regione Lazio Silvia Costa (compagna di partito del Ministro) per lamentare il mancato coinvolgimento delle autonomie locali nella messa a punto delle nuove norme sull’istruzione tecnico-professionali.
Pochi giorni dopo anche l’assessore dell’Emilia-Romagna Paola Manzini aveva espresso forti perplessità sulla soluzione adottata dal decreto-legge in materia di istruzione professionale.
Più scontato il dissenso dell’assessore di una Regione governata dal centro-destra come la Lombardia: Gianni Rossoni, in una intervista rilasciata pochi giorni fa al Centro Studi della Gilda sostiene infatti che “secondo la Costituzione sia Istruzione professionale che Formazione professionale sono di competenza delle regioni” e aggiunge che “il disegno di legge, avocando a sé la prima e lasciando la seconda alle Regioni, crea una duplicazione di sistemi professionalizzanti che porta ad un conflitto di competenze”.
“Al contrario – sottolinea ancora Rossoni – abbiamo bisogno di un sistema di Istruzione e Formazione Professionale capace di rispondere ai bisogni dei ragazzi, delle famiglie e del tessuto produttive e le regioni sono i soggetti che meglio possono raggiungere questo risultato, per le sinergie che possono favorire tra scuola e realtà produttive del territorio”.
Per adesso in Parlamento il dibattito non è ancora entrato nel vivo e quindi i problemi non sono emersi in modo chiaro, ma se il ministro Fioroni ha manifestato le proprie preoccupazione di fronte ai sindacati, c’è da credere che la questione non tarderà ad emergere in tutta la sua complessità.
D’altronde delle perplessità manifestate dalla stessa relatrice di maggioranza Alba Sasso abbiamo già dato conto in un precedente articolo.
La prossima settimana il dibattito proseguirà e si capirà meglio se davvero le Regioni riusciranno a ottenere qualche modifica sostanziale al decreto-legge.