Home I lettori ci scrivono Perché in Italia è difficile realizzare i propri sogni?

Perché in Italia è difficile realizzare i propri sogni?

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Circa tre anni fa, nella notte tra il 1° e il 2 settembre 2015 – chissà perché di notte, forse era davvero “da nascondere” quello che stava accadendo – 8532 docenti vissero uno scenario da film, tipo Il Padrino Parte “Andata senza ritorno”, ricevendo una mail, il cui testo riecheggiava simile al tristemente famoso “Ti ho fatto un’offerta che non potrai rifiutare”.

Matteo ha girato la ruota e…

Domenico, 45 anni, docente di italiano e latino, da Catania a Pordenone sul sostegno delle scuole medie “ho una bimba di 9 mesi e la mia famiglia è monoreddito”;

Tiziana, 45 anni, docente di Inglese alle superiori, da Potenza a Reggio Emilia sul sostegno delle scuole medie “ho dovuto mettermi in aspettativa perché mio figlio di 5 anni non sopportava la mia lontananza”;

Teresa, 34 anni, docente di italiano alle scuole medie, dalla provincia di Matera a Roma sul sostegno delle scuole medie “per prendere servizio ho dovuto lasciare i miei due bimbi di 8 mesi e 3 anni e “dividerli” tra le nonne”;

Elisa, 41 anni, insegnante di scuola primaria, da Ancona a Venezia su posto di sostegno “mio figlio ha 13 anni, non potrei mai sottrarlo ai suoi affetti”;

Alessandra, 48 anni, insegnante di scuola dell’infanzia, da Macerata a Mantova su posto di sostegno “valigia a tempo indeterminato, come lo spiego a mia figlia?”;

Antonella e Mirella, docenti di Scienze naturali alle superiori, dal cuore della Calabria a Roma per insegnare matematica alle scuole medie “nella nostra provincia non c’è stato mai un ruolo disponibile sulla nostra disciplina, a distanza di due mesi queste cattedre spuntano miracolosamente nel potenziamento e vengono assegnate a chi aveva un decimo del nostro punteggio”;

Angela, Filomena, Mimma, Rossella non sono sposate, ma dichiarano con veemenza “amiamo la nostra terra, abbiamo scelto di restare, non accettiamo che un algoritmo cambi la nostra vita”.

Nonostante le mobilità concesse in deroga, sbandierate a mo’ di vanto da Sindacati e dal Miur, la situazione è simile al 2015. Perché?

Gli 8532 docenti, possedendo svariate abilitazioni e specializzazioni, sono stati quasi tutti assunti, volenti o dolenti, sul sostegno delle medie o della primaria, su informatica e scienze naturali da Roma a Pordenone.

Questi posti nel Meridione non vengono messi in organico e dunque, paradossalmente, i tapini non ottengono trasferimento. Sono stati “ingabbiati”. La tela per svuotare il Sud è stata tessuta.

Dalle h.00.01 del 2 settembre 2015 non abbiamo più un’identità, ricordiamo solo di essere stati quei docenti che quotidianamente entravano con gioia ed entusiasmo nelle classi dei vostri figli…

Abbiamo dedicato una vita all’insegnamento nella nostra provincia e abbiamo ricevuto picche: tutto azzerato, famiglie disgregate.

Non accettiamo di essere i nuovi “migranti culturali”, poiché a distanza di due mesi dalla nostra assunzione NAZIONALE sono stati immessi in ruolo SU SCALA PROVINCIALE colleghi con punteggio inferiore al nostro, che avevano messo piede in aula solo da studenti o che si limitavano semplicemente ad aggiornare le graduatorie, perché da tempo svolgevano un altro lavoro. La loro “costanza” però è stata premiata, la nostra scelta professionale, no.

Convinti, dunque, che la disparità di trattamento subita sia da Corte Costituzionale, ci siamo costituiti in un Comitato legalmente riconosciuto, che abbraccia dieci regioni e, a marzo 2017, rispettando i tempi burocratici, abbiamo depositato presso il TAR Lazio, con relativa richiesta di fissazione dell’udienza,una Class Action per tutelare i nostri diritti.

Il 1 giugno 2017 si dichiarano parte resistente il Ministero della Pubblica Istruzione e la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Contrariamente ad altri ricorsi di natura simile, addirittura già discussi, la nostra udienza ad oggi non è stata ancora fissata. Perché?? Ma tu, Italia, un tempo non eri l’Esperia, terra promessa di Enea?

Nel frattempo le nostre vite scorrono lentamente quasi come la giustizia italiana…

Filomena Pinca

Presidente in carica del Comitato 8000esiliatifaseb gae