In pochi se ne sono accorti, ma, a partire da quest’anno, le prove Invalsi cambiano di significato e assumono una funzione del tutto diversa, anzi quasi opposta a quella prevista dalla stessa legge.
Il “cambio di rotta” è stato effettuato molto semplicemente con una nota ministeriale, la numero 1865 del 10 ottobre scorso.
Cosa dice la nota?
Vediamo: “La certificazione delle competenze rilasciata al termine del primo ciclo è integrata da una sezione, predisposta e redatta a cura di INVALSI, in cui viene descritto il livello raggiunto dall’alunna e dall’alunno nelle prove a carattere nazionale per italiano e matematica e da un’ulteriore sezione, sempre redatta da INVALSI, in cui si certificano le abilità di comprensione ed uso della lingua inglese”.
Tutto bene, se non fosse che – secondo la legge – la rilevazione degli apprendimenti condotta annualmente dall’Invalsi dovrebbe essere finalizzata a evidenziare eventuali differenze fra le diverse aree del territorio nazionale anche allo scopo di consentire al “decisore politico” di disporre di dati utili ad effettuare scelte mirate.
Il concetto viene ribadito persino in un opuscolo predisposto quest’anno dallo stesso Invalsi.
Si legge nel documento: “Le prove non servono a valutare né lo studente né l’insegnante e sono uno dei tanti elementi dell’autovalutazione di istituto”.
Riportare nel documento di certificazione delle competenze del primo ciclo gli esiti dei test appare dunque piuttosto contraddittorio. L’Invalsi cerca di spiegare la cosa affermando: “La certificazione individuale delle competenze è un riconoscimento dei risultati delle prove. Non sostituisce la valutazione dei docenti e non è una ‘seconda pagella'”
L’Invalsi aggiunge anche che la novità di quest’anno è molto importante e va spiegata bene alle famiglie “affinché non sorgano equivoci sul reale significato di questa certificazione”.
L’impianto complessivo sembra insomma poco coerente e non è da escludere che, dopo l’esperienza di quest’anno, il Miur introduca modifiche più o meno importanti in materia di certificazione delle competenze.
I più radicali si aspettano anzi che il nuovo Ministro affronti l’intera questione in modo più deciso ancora eliminando del tutto le prove Invalsi.
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