Esistono casi di dirigenti scolastici che per tutta la carriera da preside sono rimasti sempre a dirigere la stessa scuola fino alla pensione, altri in cui il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale ha confermato il loro contratto per ben cinque volte nella medesima scuola, lasciando lo stesso dirigente scolastico per almeno 15 anni in quell’istituto. Da qualche tempo, a causa di un parere della Corte dei Conti, il direttore generale dell’USR Lazio, Rocco Pinneri, ha posto la questione della necessità della rotazione dei dirigenti scolastici dopo un massimo di nove anni di permanenza in una stessa scuola. Il caso della dirigente scolastica dello Zen di Palermo, arrestata con gravi accuse di peculato e corruzione, ha di fatto riacceso i riflettori sulla necessità di applicare la rotazione dei dirigenti scolastici nelle varie scuole della regione in cui operano.
La dirigente scolastica posta agli arrestati domiciliari a Palermo, con l’accusa di peculato e corruzione, è stata per otto anni consecutivi il capo dell’Istituto comprensivo “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, famoso per i suoi gravi problemi sociali e di malavita organizzata e pericolosi.
In tale realtà operava, da molti anni questa dirigente scolastica, divenuta anche famosa per la lotta contro l’analfabetismo e la dispersione scolastica, paladina della legalità e dei valori dell’antimafia. Da una denuncia particolareggiata di un’insegnante che aveva fatto parte di quell’Istituto, è partita una indagine che avrebbe fatto emergere, questa è l’accusa, uno spaccato di una gestione amministrativa senso unico, per nulla trasparente e volta a favorire qualcuno a danno di molti altri e soprattutto della comunità educante. I capi di accusa applicati alla ex dirigente scolastica, ormai sospesa dal servizio, sono molto precisi: peculato e corruzione.
L’indagine di Palermo ci consegna uno spaccato sconfortante in cui il mito di una dirigente scolastica paladina della lotta contro il malaffare e la mafia si infrange in un naufragio dei valori e della mancanza di moralità.
Certamente si pone, a prescindere dalle accuse rivolte al caso di Palermo dagli inquirenti, una questione morale che dovrebbe fare riflettere l’opinione pubblica e dovrebbe sollevare problematiche di senso civico. La domanda sorge spontanea: “Quello di Palermo, sempre tenuto conto che il percorso giudiziario dia una conferma di queste terribili accuse, è un caso isolato oppure c’è un modus operandi più diffuso?”. E poi: “la permanenza prolungata di un dirigente scolastico con enormi poteri di autonomia in una medesima scuola, può facilitare l’origine di fenomeni di corruzione?”. Domande che dovrebbero aprire un serio dibattito sul funzionamento del nostro sistema scolastico e anche sui risultati che tale sistema sta portando per il bene del nostro Paese.
Al momento il limite temporale di permanenza di un dirigente scolastico in una medesima scuola non trova riferimenti normativi precisi, quindi ogni Regione adotta, attraverso i criteri dell’USR di riferimento, regole differenti e completamente diverse tra loro.
Per esempio nel Lazio l’USR impone la rotazione del dirigente scolastico dopo sei anni, attuando al massimo una sola conferma contrattuale. In Emila Romagna il limite è più alto, nove anni di permanenza con la possibilità da parte del direttore generale dell’USR di attuare due conferme consecutive prima di agire con il cambiamento di scuola. Ma ci sono Regioni in cui non esiste rotazione e automaticamente i dirigenti scolastici permangono nella stessa sede anche per 30 o più anni, confermati sempre e comunque. In questa fase, dove ben preso si dovranno confermare o modificare le destinazioni dei dirigenti scolastici attraverso la loro mobilità, in tutti gli USR di Italia si sta discutendo sull’opportunità di limitare notevolmente la permanenza dei dirigenti scolastici nelle loro sedi scolastiche.
Il caso della dirigente scolastica di Palermo esplode in un momento che non mancherà di far accelerare la decisione di attuare una rotazione dei presidi più diffusa possibile e magari uniformata anche in tutto il territorio italiano.
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