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A 17 anni uccide madre, padre e fratellino: “ero oppresso”. L’esperto: insegniamo ai giovani che non tutto è dovuto, esistono pure i ‘no’

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“Insegnare ai ragazzi a gestire i ‘no’, a comprendere e rispettare i limiti, e a vivere le frustrazioni e le gelosie in modo sano è essenziale per la loro crescita”. A sostenerlo è Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo, commentando la tragedia di Paderno Dugnano, vicino Milano, dove un giovane di 17 anni ha confessato di avere ucciso il padre, la madre e il fratellino di 12 anni. Il giovane avrebbe detto ai giudici di sentirsi “oppresso” dalla famiglia e per liberarsi da questa sensazione l’avrebbe eliminata.

Una famiglia che, riferisce ora chi la conosceva, sembrava quella del “Mulino Bianco”, contrassegnata in apparenza dall’armonia. Il disagio del ragazzo, tra pochi giorni 18enne, invece covava e poche ore avere festeggiato il compleanno del padre si è consumata nel triplice omicidio (inizialmente indicando proprio il padre come colpevole).

Lo psicoterapeuta Lavenia ritiene che “spesso pensiamo che proteggere i nostri figli significhi allontanarli da ogni forma di sofferenza, ma la verità è che è proprio affrontando le difficoltà che si costruiscono la resilienza e la capacità di vivere in modo equilibrato”; invece, “è nostro compito far capire loro che non tutto è dovuto, che i rifiuti e i limiti fanno parte della vita e che sono necessari per crescere e rispettare sé stessi e gli altri”.

“Questa tragedia – continua l’esperto dei problemi dell’adolescenza – deve servirci da monito: non possiamo permetterci di ignorare queste tematiche. Il rischio di trascurarle è quello di trovarci di fronte a conseguenze irreparabili. La vera educazione deve andare oltre l’amore incondizionato; deve includere l’insegnamento dei valori, dei confini e della gestione delle emozioni, perché è da qui che dipende il benessere psicologico dei nostri giovani e della società nel suo insieme”.

E ancora: “Di fronte a un evento così drammatico, dobbiamo fermarci a riflettere sul ruolo centrale dell’educazione emotiva. Troppo spesso, le famiglie si concentrano sul benessere materiale, trascurando l’importanza di insegnare ai figli come gestire la rabbia, la frustrazione e il dolore. La capacità di riconoscere e affrontare queste emozioni è fondamentale per prevenire che il disagio interno si trasformi in azioni distruttive. In questo caso, ciò che emerge in modo inquietante è che il pericolo non proviene dall’esterno, ma nasce dentro le mura domestiche, nelle emozioni non elaborate e nelle dinamiche familiari irrisolte”.

“Non possiamo permetterci – conclude Lavenia – di minimizzare i segnali di disagio emotivo nei nostri giovani. La posta in gioco è altissima e non possiamo permetterci di fallire”.