Questo inizio di anno scolastico ci ha “regalato” un’altra brutta tegola: la scuola italiana è a corto di docenti. È un dato di fatto che ci sono decine di migliaia di posti liberi che l’amministrazione fa fatica ad assegnare.
Basta ricordare che delle 57.322 assunzioni programmate la scorsa estate, se ne sono completate assai meno della metà: appena 25.105. Questo è accaduto perché le liste di attesa previste per l’assegnazione delle immissioni in ruolo (graduatorie di merito e GaE), sono ormai in buona parte esaurite.
Il problema si è riproposto in questi giorni, con l’assegnazione di quei posti (più altri 80 mila, la maggior parte di quali di sostegno ai disabili) al personale precario (abilitato oppure con soli titoli di accesso).
È esemplare il caso della Toscana: Nei giorni scorsi “abbiamo assunto quasi 2mila insegnanti, ma poi non c’era più nessuno in graduatoria: ora bisogna rifare i concorsi”, ha placidamente ammesso Domenico Petruzzo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Toscana.
Il dirigente ha avuto modo di spiegare come stanno le cose a margine di una conferenza stampa, durante la quale è stata commentata la nota diffusa nei giorni scorsi dai sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams sulla mancata nomina in ruolo per circa 3mila posti sui 4.500 previsti per la Toscana.
“I dati – ha spiegato Petruzzo ai cronisti presenti – sono i nostri, li abbiamo pubblicati noi: in Toscana il Governo ha stabilito di fare 4.500 assunzioni, ma ci vogliono le persone da assumere. Intanto metteremo dei supplenti, in attesa che vengano espletati i concorsi”.
Il ministro, ha aggiunto il direttore, “ha detto che sta preparando una procedura di semplificazione per sveltire i concorsi e farli annualmente, in modo che ci sia sempre una graduatoria, ma comunque una percentuale di circa il 10% di supplenze è fisiologica”. Peccato che siano un bel po’ di più.
Il problema, dicevamo, è che i concorsi non sono proprio dietro l’angolo. L’unico che potrebbe tamponare la situazione è quello in corso relativo agli abilitati, attesi dal solo terzo anno Fit. Ma riguarda solamente la scuola secondaria, mentre tantissime cattedre libere sono del primo ciclo, quindi scuola dell’infanzia e primaria.
Per gli altri concorsi i tempi di attesa non dovrebbero essere troppo lunghi: il ministro Bussetti ha fatto intendere che si tratterebbe di attendere solo alcuni mesi, forse potrebbero arrivare con la fine dell’anno in corso.
Ma poi bisognerà attendere lo svolgimento delle procedure e attuare la formazione degli idonei: molto difficilmente si farà in tempo per la prossima estate.
Lo stesso concorso per il sostegno riguarderà solo 10 mila candidati. Mentre i posti assegnati quest’anno potrebbero superare quota 50 mila.
Alcuni sindacati, Cobas, Anief e Cub e in testa, di recenti scesi in piazza, hanno chiesto a più riprese di riaprire le GaE, in modo da potervi collocare i tanti abilitati post-Ssis, oggi invece bloccati nelle graduatorie d’istituto e senza prospettive se non quella di partecipare al concorso con un punto maggiorato nel caso venissero considerati idonei.
Dal Governo, tuttavia, le risposte in tal senso appaiono fortemente negative: si presterebbe il fianco, ci ha detto di recente un deputato della maggioranza parlamentare facente parte di una delle Commissioni Cultura, ad una sanatoria che presterebbe il fianco ad una nuova stagione di ricorsi.
Intanto, però, le supplenze abbondano. E sono pure in ritardo, visto che molte scuole ad inizio ottobre si ritrovano ancora con l’orario provvisorio, perché diversi docenti mancano all’appello: le scuole polo hanno difficoltà a nominare ed in molti casi stanno restituendo le ore ai dirigenti scolastici, costretti ad assegnare le supplenze annuali o gli spezzoni orari rimasti tramite graduatorie d’istituto.
E quando queste pure si esauriscono, pure le terze fasce, si passa alle convocazioni attraverso le messe a disposizione dei neo-laureati o di coloro in possesso del solo titolo.
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