Da mesi le scuole medie “Fabio Besta” di Bologna sono nell’occhio del ciclone: lotte, raccolte firme, cortei e presidii contro il progetto di ricostruzione delle scuole, all’interno del parco Don Giovanni Bosco.
Le due scuole secondarie di primo grado sono state costruite tra il 1980 e il 1984, quando venne approvato un piano di edilizia pubblica che portò a realizzare più di 150 scuole, disegnate da ingegneri e architetti del comune, con la partecipazione di insegnanti, psicologi, pedagogisti. Si tratta di due blocchi collegati da una palestra e circondati da un parco: ci sono 24 aule, ciascuna con un ingresso diretto al giardino, spazi per biblioteche e laboratori. Un polo scolastico che negli anni 80 fu celebrato come un modello all’avanguardia nelle riviste di architettura del tempo, dove le pareti sono mobili, gli spazi si possono adattare alle diverse esigenze scolastiche, ogni aula si può allargare verso l’interno o verso l’esterno, aprendo le grandi vetrate che si affacciano sul parco.
Nel 2023 il comune di Bologna, guidato da Matteo Lepore, ha preso la decisione di abbattere la scuola, per ricostruirla poco lontano e sempre all’interno del parco, nell’ambito di un piano di edilizia scolastica di ampio respiro, che coinvolgerà altri edifici della città. Il costo previsto per la ricostruzione delle Besta è di 18 milioni di euro di cui 2 provenienti dai fondi del PNRR il resto con mutuo del Comune.
Secondo il Comune, il vecchio edificio ha una struttura ormai poco adeguata e difficile da rendere a norma mentre la nuova scuola, che sarà a forma di quadrifoglio, rispetterà gli attuali standard di risparmio energetico e antisismici.
L’edificio sarà privo di barriere architettoniche e il comune ha annunciato che ci saranno nuovi spazi, più grandi rispetto a quelli attuali: laboratori, una biblioteca, un auditorium, una nuova palestra. Il progetto è stato pensato limitando al massimo l’abbattimento di alberi: oltre l’80 per cento delle alberature attuali saranno, salvaguardate e saranno piantanti due nuovi alberi per ogni albero rimosso all’interno del parco.
Numerose famiglie di alunni che frequentano la scuola, ma anche cittadini e cittadine che vivono in zona e che si sono riuniti in un comitato, sono favorevoli al progetto e hanno consegnato al sindaco Lepore circa 650 firme raccolte da inizio marzo.
Altri comitati però si sono mossi contro la demolizione e ricostruzione: cittadini, insegnanti, collettivi studenteschi, associazioni ambientaliste, urbanisti e architetti, che ritengono che i lavori porteranno all’abbattimento di diversi alberi e alla riduzione dell’area verde del parco.
Negli ultimi sei mesi i contrari alla ricostruzione hanno organizzato raccolte firme, cortei, proteste, occupando il parco con un presidio permanente per bloccare il cantiere e presentando un ricorso in tribunale per fermare i lavori e valutare una soluzione alternativa che però.
L’inizio dei lavori
Il 3 aprile scorso è iniziato l’abbattimento dei primi alberi, alla presenza di agenti e militari in tenuta antisommossa, che sono entrati nel parco per consentire agli operai di lavorare; in quell’occasione circa 200 attivisti hanno realizzato delle barriere utilizzando le reti del cantiere per impedire l’accesso agli operai.
Per porre fine alla tensione è’ intervenuto in questi giorni il sindaco Matteo Lepore che ha trovato un compromesso con i comitati in protesta: ha detto che non ci sarà alcuno sgombero forzoso del presidio finché non si arriverà a un accordo, ma ha chiesto che il parco venga liberato dalle tende che lo occupano per tornare fruibile. I comitati contrari alla ricostruzione della scuola hanno a loro volta accettato di alleggerire il presidio dicendo anche di essere favorevoli alla prosecuzione dei negoziati con il comune e con i residenti che sostengono il progetto. Al momento i lavori sono stati sospesi.