Da mesi ormai Bologna è divisa in due, e non solo fra opposti idee ma anche fra idee comuni, come quelle che stanno insieme nel Pd che appunto, in occasione del referendum si è diviso. I motivi della divisone come è noto stanno nei due voti possibili per finanziare la scuola dell’infanzia: chi ha votato A voleva dire no al sistema, ad oggi in vigore, che consente al Comune di finanziare gli istituti privati, paritari, spesso cattolici; chi ha scelto l’opzione B invece ha manifestato l’intenzione di temere immutato il sistema di erogazione di fondi pubblici.
L’affluenza è stata molto bassa: 85.934 cittadini, pari al 28.71% degli aventi diritto, quindi un bolognese su tre.
Un dato sottolineato dal fronte del B, che raccoglieva, oltre a tutto il mondo cattolico, la Curia, il Pd, la Cisl e il centrodestra.
"Mi sembra che abbia votato poca gente, e’ stato il referendum con la piu’ bassa affluenza nella storia di Bologna", ha detto la senatrice e responsabile Scuola nazionale del Pd, Francesca Puglisi.
"La bassa partecipazione e’ l’indice di una formulazione del quesito referendario del tutto inadeguato per una discussione utile sulla scuola". "Gran parte dei bolognesi", ha concluso la parlamentare Pd, "sono rimasti a casa perche’ probabilmente pensano che sia una discussione del tutto fuorviante".
Ora, dopo mesi di dibattiti, la battaglia fra A e B con le relative divisioni si è conclusa e siccome il referendum è solo consultivo, il Comune di Bologna può pure continuare, anche se la maggior parte dei bolognesi è contraria, a finanziare le scuole paritarie.
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