Sulla vicenda dei 24mila euro di cui il Ministero sta chiedendo il rimborso all’ex Ministro Marco Bussetti c’è molto da dire.
Fino a questo momento gli strali sono stati diretti esclusivamente verso l’ex Ministro, ritenuto colpevole di aver richiesto rimborsi senza averne titolo.
Ma la questione, a nostro parere, è un po’ più complessa.
A suo tempo, infatti, Bussetti presentò la richiesta all’ufficio del Ministero che si occupa di liquidare questo tipo di spese.
Come sempre accade (o dovrebbe accadere) nella Pubblica Amministrazione, la richiesta venne esaminata verificando la regolarità della spesa e della documentazione allegata.
Certamente, prima di procedere alla effettiva liquidazione, un funzionario ministeriale ha dovuto “mettere una firma” per attestare la regolarità dell’operazione.
Adesso, a distanza di alcuni mesi al Ministero qualcuno si è accorto che la documentazione non era regolare.
La domanda è molto semplice: ma, chi aveva firmato il provvedimento di liquidazione della spesa non si era accorto che c’era qualcosa di anomalo nella richiesta e nella documentazione prodotta?
Poiché si trattava di 24mila euro e non di poche centinaia di euro di taxi o di ricevute di ristoranti, non sarebbe stata necessaria una maggiore accortezza nel controllo?
E’ possibile che i controlli siano stati sommari proprio perché la richiesta proveniva dal Signor Ministro?
Ma, se è così, il problema è ancora più grave di quanto appaia a prima vista: per quale motivo le richieste di rimborsi presentate un commissario di esame di Stato o di concorso pubblico devono essere accuratamente controllate da impiegati, revisori dei conti e controfirmate dal dirigente responsabile anche se si tratta di poche decine di euro mentre può bastare un controllo sommario se si ha a che fare con un Ministro della Repubblica?
Esistono forse, per l’Amministrazione dello Stato, cittadini di serie B (per esempio insegnanti commissari d’esame) e cittadini di serie A (Ministri, deputati e così via)?
Se questa è la spiegazione, i 24mila euro liquidati a Bussetti non sono più il problema principale ma solamente la punta di un iceberg ben più imponente: la richiesta che il Ministero sta avanzando nei confronti dell’ex Ministro sono la prova provata che trasparenza e imparzialità della Pubblica Amministrazione sono belle parole a cui non sempre corrispondono procedure e comportamenti adeguati.
Se Marco Bussetti ha chiesto rimborsi che non gli spettavano ha fatto molto male ed è bene che la giustizia faccia il suo corso, ma se il rimborso gli è stato riconosciuto senza controlli accurati, forse c’è qualcosa che non funziona anche negli uffici del Ministero.
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