A Caivano, cittadina di periferia a nord di Napoli, sono arrivate le notifiche di sfratto per 254 appartamenti occupati, dentro cui vivono oltre 400 persone molti dei quali sono minori. Non avrebbero pagato i canoni previsti, dunque l’obbligo di lascare le case sarebbe corretto, ma, si chiedono tutti, ora questa gente dove andrà a vivere?
Nel Parco di questo paese erano stati costruiti alloggi per ospitare parte dei terremotati dopo il sisma dell’Irpinia del 1980, ma nel corso degli anni, mancando le istituzioni, si è trasformato in un luogo gestito dalla criminalità organizzata, dove ci sono, scrive Vita.it, dodici piazze di spaccio e nessun servizio per chi ci abita. Proprio qui lo scorso ottobre due ragazzine furono stuprate e proprio qui, pochi giorni dopo quel terribile fatto, venne la premier Giorgia Meloni che sottoscrisse, col suo governo, il cosiddetto “Decreto Caivano”.
Attraverso quell’atto erano state promesse più pattuglie della polizia, che sono arrivate ma che non hanno portato alcun risultato “perché militarizzare un luogo dove manca tutto, non può essere una risposta”.
Secondo gli assistenti sociali e il personale di Fondazione Con il Sud, che vede come associazione capofila l’Unione Italiana Sport per tutti – Uisp Campania, la situazione addirittura sarebbe peggiorata, anche perché la causa prima, al di là di qualunque invio di polizia, è la mancanza di lavoro.
Dice una abitante: “Quando i soldi non ci bastano i miei figli si mangiano sempre il brodino e la luce non la pago. Qua ormai sta pieno di guardie, e siamo contenti se non si vende più la droga, ma non ci possono fermare dieci volte al giorno per chiederci i documenti”.
“La gente qua chiede e vuole solo una cosa: lavoro onesto, non è vero che sono tutti criminali”, mentre l’appello rimane per lo più sempre lo stesso: il coinvolgimento della scuola: “qua il 70% dei ragazzi ha la quinta elementare? Volete sapere che succede mo? Per mangiare vanno a fare gli scippi e le rapine”.
Per costruire un futuro diverso e lontano dallo stigma sociale, si legge su Vita.it, a cui sono costretti gli abitanti del Parco di Caivano servono lavoro onesto, progetti per i minori, più servizi per i cittadini. Una rinascita è possibile, ma può passare solo dalla strada della collaborazione tra sociale e istituzioni.