“Non ci saranno più tagli alla scuola”, parola di ministro del Miur, Francesco Profumo, venuto oggi a Catania in occasione del progetto “Smart City e Smart Communities”, la creazione cioè di città intelligenti che sappiano “creare le condizioni di governo, infrastrutturali e tecnologiche per produrre innovazione sociale, per risolvere cioè problemi sociali legati alla crescita, all’inclusione e alla qualità della vita attraverso l’ascolto e il coinvolgimento dei diversi attori locali coinvolti: cittadini, imprese e associazioni“.
E subito dopo, su nostra domanda, ha aggiunto: “E se qualche collega di governo ha parlato di tagli non si riferiva alla scuola, ma a qualcos’altro”, e il riferimento andava a quanto ha dichiarato il ministro dell’economia, Vittorio Grilli nei giorni scorsi durante la trasmissione televisiva “Ballarò”.
E questa già è una buona notizia che ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo per i tanti docenti precari, preoccupati che possano ancora venire a mancare insegnamenti e cattedre.
Ma siamo pure risusciti (e una intervista completa sarà pubblicato al più presto sia nel sito della Tecnica che sulla edizione cartacea) a fargli dire qualcosa intorno ai futuri concorsi che, ha assicurato, in autunno potrebbero essere avviati, certamente favorendo il più possibile i già abilitati e ancora pendenti nelle graduatorie, ma non tralasciando, seppure in misura minore, i giovani laureati a cui bisognerà dare una speranza, compresi i laureandi.
A proposito poi della scuola italiana, il ministro, con una punta evidente di soddisfazione, ha detto che la nostra è fra le eccellenze del mondo, tant’è che quando i nostri giovani vanno fuori per i corsi Erasmus sono apprezzatissimi per la loro ottima preparazione, superiore ai loro colleghi che fra l’altro lo sottolineano essi stessi allorchè vengono in Italia per scambi culturali, stando a contatto coi loro colleghi.
“Cerchiamo di vedere le positività della nostra istruzione e non solo le colpe che ci sono, ma non in misura così preoccupante”.
E ha fatto pure un riferimento allo Zen di Palermo, la periferia estrema del capoluogo siciliano dove si è recato nel mesi scorsi in visita.
Gli insegnanti, il preside il personale fanno cose straordinarie seppure in condizioni disagiate, ha sottolineato.
Sull’istruzione tecnica infine ha parlato di anomalia italiana perché solo il 40% dei ragazzi sceglie questo indirizzo, quando invece dovrebbe essere il privilegiato, come avviene in Europa. Da noi è preferita l’istruzione liceale, scelta dal 60% dei giovani.
“La media nazionale è del 60% dei nostri studenti che scelgono un liceo, e del 40% che scelgono invece un istituto tecnico o la formazione professionale. I Paesi equivalenti al nostro, che hanno un’economia come la nostra, hanno l’inverso. Questo in generale sul Paese, poi i casi particolari possono essere diversi da uno all’altro”. ”Io – ha continuato – non credo che si possa normalizzare il Paese, bisogna ascoltare di più la domanda dei territorio però indubbiamente e’ necessario avviare un processo di maggiore attenzione e di maggiore orientamento degli studenti verso le specializzazioni tecniche”.
Si dovrebbe cercare di invertire questa tendenza anche perché c’è bisogno di formazione tecnica per la crescita e lo sviluppo della Nazione, considerato pure che le industrie hanno bisogno di persale specializzato.
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