Ultimamente, durante un intervento radiofonico multi-tematico, lo psichiatra Paolo Crepet ha toccato anche (come è solito fare spesso nelle sue riflessioni a largo raggio) il settore scolastico, soffermandosi sull’esame di terza media e, a suo avviso, sulla necessità di renderlo un ‘vero’ esame, per non illudere troppo genitori e allievi.
La sua considerazione prendeva spunto da una riforma più severa (veramente attuata?) dell’esame sostenuto dai discenti alla fine della scuola secondaria di primo grado, attuata in Francia dal Ministro della Pubblica Istruzione Gabriel Attal (nominato poi Primo Ministro, per ‘meriti speciali’). Il Professore Crepet auspicava un cambiamento (in senso sicuramente più selettivo), dell’esame di terza media anche Italia e si spingeva addirittura a proporre il ritorno alla bocciatura, nelle medie di primo grado, per gli allievi rimasti più indietro (sempre secondo il presunto modello francese) ma, nello stesso tempo in cui auspicava tali innovazioni, era ben conscio dell’impossibilità che, nel nostro Bel Paese, dove regna il facile buonismo e forse, una ‘carità pelosa’, i suoi desideri di una scuola più esigente, potesse avere una minima speranza di realizzazione.
Dal mio punto di vista non posso che concordare con il Professore, sia sulla estrema necessità di una scuola più ‘scuola’ (e non solo un centro di assistenza), sia sulla impossibilità che ciò si verifichi, anzi se mai si confermerà il contrario e non solo nella scuola media. Invero un riforma più ‘energica’ dell’esame di terza media, dovrebbe essere il punto di arrivo di una trasformazione complessiva (riducendo l’attuale tolleranza, eccessiva e forse addirittura pericolosa) delle scuole medie (di primo grado) e, diciamo pure, anche della scuole elementari, dove ogni esame è stato, con una certa superficialità e una impropria ‘delicatezza’, cancellato. Ma di cosa parliamo? Sono solo pie illusione, possibilmente da non esternare troppo, per evitare i caustici e negativi commenti dei Soloni dell’educazione.
Del resto ormai nelle scuola media (e non solo) bocciare appare quasi un reato e i casi sono rarissimi (e devono essere ben motivati). Le parole d’ordine sono altre: “non turbare la fragile psiche dei ragazzi (ma sono poi così fragili questi giovani ?), fare sentire gli allievi bene (come se fossero a casa loro, o anche meglio), garantire il successo formativo, anche a chi non è ha le qualità (e qui entrano in gioco l’inventiva e la disperata, quanto poco utile, ricerca metodologica dei docenti per trasformare tutti in geni)”. A queste parole chiave se ne potrebbe aggiungere altre: illudere, non far preoccupare, dare illimitata fiducia, rassicurare in ogni modo, qualunque sia la reale situazione degli allievi. In fondo anche il legislatore e i tribunali sembrano aderire a questa linea.
Il Decreto legislativo del 2017, due sentenze del Consiglio di Stato, varie sentenze dei T.A.R, e non ultime alcune circolari del M.I.M., chiariscono (senza possibilità di fraintendimenti) che in prima media non si può bocciare, ma, in realtà, le Autorità hanno fatto capire che nelle medie non deve neppure esistere tale ‘offensiva’ parola né altre forme più gentili (“ripetere l’anno“).
Insomma la non ammissione alla classe successiva (parimenti all’esame finale) sembra non avere diritto di esistenza nella scuola media e, allo stesso modo, sembra impensabile pensare ad un mancato superamento all’esame finale del primo ciclo di istruzione. La ‘brutta’ cosa può avvenire soltanto in casi limitati (deve essere un fatto eccezionale) e, comunque, il Consiglio di Classe deve compiere un’approfondita e oculata istruttoria prima di osare prendere la decisione di non ammissione (sembra quasi una minaccia!). Solo davanti a gravi sanzioni disciplinari e/o di fronte a un sostanzioso numero di gravi insufficienze il Consiglio di classe può procedere alla non ammissione (dopo averci meditato più e più volte). Ma, in generale (lo si riscontra in tutti gli atti amministrativi) la non ammissione nella scuola media deve essere una ‘rara avis’ e se ciò accade la colpa (pensate un po’ come va il mondo) deve essere attribuita ai docenti (magari anche sanzionabili) più che alla negligenza e alla svogliatezza dei discenti (allora meglio non rischiare!).
Questa, lo dico con tristezza, è la situazione. Ma non è finita. La mia esperienza nei licei mi lascia intravedere, tra non molto, un orientamento più o meno uguale anche nelle scuola secondaria di secondo grado. Già la circolare del 2021 (famosa circolare sugli esami integrativi e gli esami di idoneità) invitava, fra le righe, ad essere molto ‘accoglienti e comprensivi’ verso i ragazzi che frequentavano la scuola dell’obbligo (quindi fino alla seconda superiore di secondo grado). Molti colleghi poi (sia detto col massimo rispetto), sono già avanti e ritengono, improponibile al giorno d’oggi la non ammissione, sempre, in qualunque classe.
Sì, Crepet ha ragione, proprio per questo le cose non cambieranno. Anche perché, se mai dovessero cambiare, prenderebbero un percorso ben diverso, temo, da quello proposto dal Professore.
Andrea Ceriani
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