I lettori ci scrivono

A Christams GaE…una favola natalizia dal sapore amaro

Una nebbia di fumo invadeva le strade di Londra. L’800 aveva portato con sé il progresso, le ferrovie, le locomotrici a vapore.
Progresso, velocità, benessere…ma non per tutti.
Charles Dickens, nel 1843, decise di scrivere un libro, quello stesso libro che riportò in auge il Natale, con le sue tradizioni, i buoni sentimenti e…le sue contraddizioni.
Con sferzanti parole dettate dalla suo bagaglio personale, dal suo “fanciullo interiore”, abbandonato dai genitori nelle mani di un padrone, costretto a lavorare in una Casa-Lavoro, descrisse con lente pennellate sagaci ed audaci la vita del suo secolo.
La grassa borghesia dai valori esteriori, dalle grandi manifestazioni di generosità da vetrina, il voltare lo sguardo altrove, il…Victorian compromise. Facciata imbellettata di virtù dai contenuti vacui. Polvere di stelle che cadevano e si imbrattavano di fuliggine una volta posatesi, insinuatesi negli slums, i bassifondi del popolo.
Oggi, mi viene in mente ciò, pensando alla Scuola…al Natale delle GaE.
Nel 2015 il Capo di governo Matteo Renzi decise di effettuare una manovra di assunzioni senza precedenti. Docenti di tutta Italia, con un semplice click, avrebbero ottenuto il ruolo. Una, la condizione: accettare di lavorare su una delle 100 province in elenco.
Ah, la precarietà! Molti, moltissimi, attratti dall’allettante proposta, decisero di accettare; tanti altri, no!
Questi ultimi si guardarono accanto e videro che la loro situazione familiare contingente non poteva permetterglielo: problemi di salute, genitori anziani, figli piccoli o, addirittura, con problemi di salute…
Il Natale del tempo passato, per costoro, rappresentò una lacerazione interiore che, purtroppo, dura ancora.
Quattro anni, quattro anni di precariato, “quello vero”, ha generato quel governo.
Quattro anni relegati in GaE…lunghe gabbie senza uscita.
Un precariato che si vive nella pelle, nei corridoi, nei collegi, con i colleghi “di ruolo”…ma quale ruolo? I docenti GaE non hanno, forse, anch’essi un…”ruolo” lì, nelle 4 mura i cui chiudono la porta dietro le spalle e danno il meglio di sé ai propri alunni?
La precarietà si avverte mese dopo mese, anno dopo anno, quando lo stipendio (pur avendo lavorato per 30 giorni come i docenti di “ruolo”!) stenta ad arrivare.
Un Natale in cui ci si ferma di fronte a bollette, affitti e arretrati; un Natale di donne separate, di papà inermi, di genitori anziani, sofferenti e…si riflette su cosa acquistare ai propri figli, di fronte ad una vetrina.
Ah, la precarietà.
Il Natale presente, col nuovo Governo, non ha recato con sé grandi speranze per il futuro…per il Natale futuro…cosa sarà?
Noi, docenti GaE, ce lo stiamo chiedendo. Chi scrive il libro, quello della storia della Scuola Pubblica italiana, ha…tralasciato la nostra storia.
Abbiamo dolorosamente, alla vigilia di Natale, assistito all’ennesima pugnalata: vederci sottrarre ulteriori posti a favore dei…docenti “di ruolo”…eh, già, forse, per lo Stato, noi, un ruolo, non lo abbiamo.
Buon Natale. Buon Natale a chi governa, ai “carissimi” sindacati che, nel 20° secolo, dimostrano tutta la propria ghiottoneria; buon Natale a tutti i colleghi ex GaE adesso di ruolo che, dimenticando cosa significhi essere “precari”, si arrampicano sulle nostre spalle pretendendo di avere una maggiore visibilità, e complimenti a chi, poi, in fondo, glielo concede!
Al Natale futuro…è ad esso che, spero, questo Governo volgerà lo sguardo, prima della mezzanotte.

Anna Maria Barbagallo

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