“Facciamo assai poco per sostenere l’italiano fuori d’Italia” scriveva diversi anni fa uno dei nostri più grandi linguisti, Gian Luigi Beccaria*. E ancora “ la nostra lingua dovrebbe avere in Europa un posto di maggiore rilievo” ! Insomma, l’italiano dovrebbe contare di più nella UE all’interno di una scelta pluralistica, che non privilegi solo l’inglese! Ma perché studiare l’italiano, secondo Beccaria, visto che non è una lingua di lavoro e non è più una lingua internazionale, come lo è stata fino al XVIII secolo? Varrebbe la pena di studiarla, è la risposta del critico, anche solo per poter leggere Dante o Petrarca!
Tuttavia, se la difesa della nostra lingua e la sua diffusione nel mondo è strettamente legata a quanto l’Italia, in termini di risorse, riesce a investire per far conoscere all’estero i più grandi capolavori della nostra musica, della nostra letteratura e della nostra arte e del nostro patrimonio storico e archeologico, la situazione di oggi, a distanza di anni dal celebre saggio di Beccaria, non è certamente migliorata.
Le celebri quattro F dell’italian style nel mercato globale, fashion, food, furniture e Ferrari, (cibo, moda, arredamento e Ferrari), contribuiscono a rafforzare il made in Italy, aiutando ad accrescere l’appeal della nostra lingua, ma non sono sufficienti a riparare i danni irreversibili della spending review al settore della promozione linguistica e culturale italiana all’estero.
Si è trattato solo a parole, purtroppo, di revisione della spesa, ma nei fatti concreti in veri e propri tagli lineari di risorse e di personale. Dal 2012 il contingente scolastico e culturale di ruolo è stato ridotto di oltre 30%; nelle scuole italiane all’estero oltre il 20% dei docenti è oggi precario o contrattista, e arriverà al 40% nei prossimi anni se il Ministero degli esteri non garantirà adeguate risorse nel suo bilancio per coprire i posti vacanti con la nomina all’estero di oltre 150 docenti di ruolo per il prossimo anno scolastico. In aggiunta è stata ulteriormente indebolita l’offerta di servizi culturali all’estero con le soppressioni di numerosi istituti di cultura, in realtà geografiche di grande importanza strategica per lo sviluppo della nostra promozione linguistica e culturale.
E ancora nuovi tagli di risorse ai capitoli di spesa relativi al settore della promozione della lingua sono stati annunciati nella prossima Legge di Stabilità. Da una parte, quindi, assistiamo a forti tagli lineari della rete scolastica e culturale e dall’altra una domanda di lingua e cultura italiana all’estero sempre più crescente, che ha portato la nostra lingua ad essere la quarta più studiata nel mondo!
Nel mezzo il quadro legislativo che regola il settore scolastico e culturale italiano all’estero resta fermo da oltre mezzo secolo ed è regolato ancora da norme del Regio Decreto 740 del 1940 e per i corsi di lingua e cultura italiana dalla legge 153 del 1971.
Inoltre la lingua e la cultura Italiana rappresentano oggi uno strumento di integrazione non soltanto nel mondo, ma anche in Italia; nel processo di integrazione dell’immigrazione la conoscenza della lingua italiana è un essenziale strumento di inserimento per la sempre più alta percentuale di studenti stranieri nelle scuole italiane e costituisce una parte essenziale del percorso di integrazione. E’ necessario quindi prestare particolare attenzione a questa esperienza di integrazione che sta impegnando sempre di più le nostre scuole. Tantissimi docenti stanno favorendo il formarsi di studenti che vivono il loro nuovo status di cittadini italiani, nel rispetto delle nostre leggi e nella ricerca di sempre maggiori conoscenze. Si tratta di un impegno importante che, partendo dalla scuola, conduce, di riflesso, a far vivere anche alle famiglie, attraverso l’esperienza dei loro giovani studenti, la cultura, la storia del nostro paese e le culture e le religioni dei diversi paesi di provenienza. I momenti fondamentali per l’integrazione scolastica sono quelli di far acquisire rapidamente la padronanza della lingua italiana e insegnare gli aspetti fondanti della Costituzione.
In questo preoccupante e drammatico scenario si svolgeranno il 21 e 22 ottobre a Firenze gli Stati Generali della Lingua Italiana, organizzati dal Sottosegretario agli esteri, Mario Giro. Sul red carpet della manifestazione interverranno celebri personaggi del mondo dell’arte, della letteratura, del giornalismo, della musica e dello spettacolo, oltre ai molti rappresentanti del mondo politico e istituzionale. Tutto questo in attesa che il Parlamento si impegni davvero a realizzare un processo riformatore di questo fondamentale e strategico strumento della nostra politica estera e soprattutto a trovare le risorse nel bilancio del MAECI, (per il 2015 di circa un miliardo e mezzo di euro) necessarie per arrestare la crisi del sistema scolastico e culturale italiano all’estero e garantire un futuro a queste fondamentali istituzioni per il nostro made in Italy.
DATI
Le scuole
Circa 142 scuole all’estero, di cui soltanto sette Istituti statali Comprensivi ( livello primario, medio e superiore), presenti a Parigi, Madrid, Barcellona, Atene, Istanbul, Asmara e Addis Abeba, a cui si aggiunge la scuola primaria statale a Zurigo, che costituiscono il 5% dell’investimento pubblico all’estero. In sostanza il 95% della rete scolastica italiana all’estero è composta da scuole private e/o paritarie. Nelle scuole, circa 30.000 alunni, di cui l 20% di alunni è italiano e l’80 % straniero.
I lettorati
Sono 176 presenti in tutte le realtà geografiche del mondo.
I corsi di lingua e cultura italiana a favore delle nostre collettività all’estero sono rivolti a oltre 300.000 studenti
Il personale scolastico di ruolo in servizio all’estero nell’a.s. 2014/15
624 unità
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