A Firenze il tempo pieno nella primaria sarà salvo e scoppia il “caso Renzi”, considerato “colpevole” di aver cercato una soluzione per le scuole della propria città a discapito di tutti gli altri. Qualcuno parla di “guerra fra poveri” e persino il segretario provinciale della Flc-Cgil mette in discussione il metodo seguito dal sindaco PD del capoluogo toscano.
Nei giorni scorsi il sindaco Matteo Renzi, dopo un intenso scambio di lettere e telefonate, aveva incontrato il ministro Mariastella Gelmini per sottoporle la situazione delle scuole primarie cittadine: più di 600 alunni non avevano trovato posto in classi a tempo pieno come richiesto dalle famiglie.
Anziché minacciare ricorsi al Tar o proteste di piazza, il sindaco ha usato le armi della diplomazia e alla fine l’ha spuntata: il Ministro si è impegnata a garantire i docenti per 10 classi, per altre 14 ci penserà il Comune e così per i 600 alunni il problema è di fatto risolto.
Ma, a sorpresa, poche ore dopo la notizia dell’accordo Renzi-Gelmini scoppia la polemica e il sindaco si trova a dover fare i conti persino con gli “amici”.
“Il Ministro – dichiara ad esempio Alessandro Rapezzi, segretario fiorentino della Flc Cgil – attiva un pericoloso metodo che, attraverso singoli accordi, garantisce diritti differenziati sul territorio; l’accordo, visti i tetti agli organici previsti dalla finanziaria, comporterà il taglio in altre istituzioni scolastiche”.
Rapezzi ipotizza addirittura che “questo potrebbe innescare, nei prossimi anni, una migrazione degli studenti dalle province ai capoluoghi”.
Critiche al sindaco arrivano anche dagli assessori della Regione e della Provincia, preoccupati che i posti assegnati a Firenze vengano recuperati tagliando altrove.
L’assessore regionale Stella Targetti (anche lei PD) è durissima: “ In uno stato di diritto non è giusto che più riceva chi più sgomita. Non possono prevalere leggi in stile giungla. Non è giusto che qualcuno ricerchi, per suo conto, soluzioni vecchio stile finendo poi per scaricare su altri, più deboli, la propria capacità di convincimento o il maggiore grado di prossimità politica”.
Matteo Renzi, per parte sua, non replica ma incassa consensi fra i suoi concittadini.
Ma forse indica anche una strada: per contenere gli effetti della riduzione degli organici è indispensabile che ciascuna faccia la propria parte e che le istituzioni cerchino un accordo, anche al di là delle posizioni politche.
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