A Gelmini non dispiace la settimana corta: dal 2009 il sabato tutti a casa?
Il Ministro del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, sta riflettendo sulla possibilità di far cadere uno dei totem della scuola italiana: niente più scuola il sabato e lezioni concentrate, forzatamente anche nel primo pomeriggio, negli altri cinque giorni lavorativi (dal lunedì al venerdì). Una visione del tempo-scuola, quindi, che si avvicinerebbe a quello aziendale e probabilmente alle logiche di fondo (molto orientate a salvaguardare la pratica e far quadrare i conti) sinora espresse dai componenti dell’attuale Governo.
L’ammissione è giunta il 24 luglio in diretta dai microfoni della trasmissione di Radio1 Radio Anch’io, durante la quale il responsabile del dicastero di viale Trastevere ha detto che la decisione finale dipenderà comunque da come si svilupperà l’ormai imminente riforma dei cicli e degli ordinamenti scolastici: soprattutto alle superiori dove è prevista una sensibile riduzione (di circa il 20%) dell’attuale monte orario di lezioni settimanale. E’ chiaro che avvicinandosi al regime dei licei (attorno alle 30 ore) ed abbandonando alcune “esagerazioni” (come quella dei professionali dove al terzo anno si svolgono ancora 40 ore settimanali) la strada per gli esperti del Ministero sarebbe spianata.
La stessa Gelmini fa intendere che la “partita” più importante ai fini della decisione finale verrà presa solo dopo aver approvato le modifiche di rinnovamento dei quadri orari: “con le modifiche normative che scatteranno da settembre 2009 rivedremo gli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Valuteremo in quel contesto se lasciare agli studenti il sabato libero”, ha specificato il Ministro.
E’ chiaro comunque che non verrebbe intaccato il tempo pieno. Anzi, alle superiori, ma anche alle ex medie, potrebbe essere introdotto per via obbligatoria. Anche se con ogni probabilità spetterà poi ad ogni scuola decidere se prolungare la giornata scolastica quotidiana. Oppure se applicare una sorta di rientro pomeridiano per un paio di giorni a settimana, un po’ come avviene per moltissimi dipendenti degli uffici pubblici (che dovendo per contratto svolgere 35-36 ore settimanali lavorano tre giorni per 6 ore ed altri due si trattengono anche 9 ore).
In ogni caso, qualora la settimana corta dovesse essere attuata a livello nazionale, è stata la stessa Gelmini a mettere le mani avanti specificando che comunque “manterremo il tempo pieno, perché credo sia importante per le famiglie”. Bisognerebbe invece rimettere mano all’attuale limite minimo dei 200 giorni di lezione per anno scolastico, a meno che non si consideri (un po’ come avviene per i professori) il giorno libero comunque una “unità” settimanale non svincolata dalla didattica.
Sinora l’apertura del Ministro al sabato libero non ha riscosso reazioni particolari. Va da sé che la decisione verrebbe caldeggiata sicuramente da tutti coloro che operano nell’ambiente turistico: come già accaduto con il progetto (poi naufragato) di allungare le vacanze natalizie e pasquali, l’ipotesi aprirebbe infatti alla possibilità di far trascorrere ad oltre sette milioni di famiglie i week end di tutto l’anno lontane da casa alla volta di località più o meno lontane.
Meno entusiasmo, invece, dovrebbe pervenire da associazioni che tutelano studenti e famiglie, ma anche da quelle sindacali, che attraverso la compressione delle lezioni potrebbero intravedere una riduzione di qualità dell’insegnamento e soprattutto della gestibilità del sistema scuola attraverso gli organi collegiali: in particolare il Consiglio d’istituto e il Collegio dei docenti si vedrebbero sottratta una buona fatta di potere attualmente di loro esclusiva competenza.