Il racconto che abbiamo letto in queste ore su FB ha dell’incredibile e, se non fosse per l’autorevolezza della fonte, lo potremmo considerare una mezza bufala.
Ma il fatto è che la fonte è la pagina del professore Giorgio Allulli, autore di numerosi testi sui prolbemi della valutazione del sistema scolastico ed ex dirigente di ricerca presso lsfol.
Il racconto riguarda quanto avvenuto fra lunedì e martedì scorsi presso l’ufficio scolastico di Latina.
“Per la scelta dell’ambito territoriale agli insegnanti romani di materie letterarie neoassunti – scrive Allulli – è stato richiesto di recarsi lunedì mattina presso l’ufficio scolastico provinciale di Latina. Erano diverse centinaia, e l’espletamento delle procedure, cominciato tra l’altro con notevole ritardo per la mancanza della documentazione preliminare, li ha costretti a rimanere moltissime ore in attesa del turno per effettuare la loro scelta”.
Ma questo è solo l’inizio, la continuazione sembra la sceneggiatura di una film in stile “commedia all’italiana” (o forse peggio).
“Le operazioni – prosegue il prof. Allulli – si sono protratte tutta la giornata e tutta la notte e sono terminate solo alle sei del mattino successivo! Tra i docenti in attesa, quasi tutti provenienti da Roma, senza generi di conforto, senza informazioni certe sul compimento della procedura, con temperature che sfioravano i 40 gradi, c’erano donne incinta e mamme in allattamento, impossibilitate a raggungere i figli. Esclusi i primi in graduatoria, gli altri sono tornati a casa a notte fonda o addirittura al mattino successivo”.
La conclusione del racconto è scontata ma vale la pena riproporla: “Si tratta di una autentica vergogna! Ma come è possibile organizzare una procedura del genere, convocando molte centinaia di persone tutte insieme in un posto sprovvisto di ogni confort, ben sapendo che una procedura del genere avrebbe richiesto tutto quel tempo, ed anzi cominciandola in forte ritardo? Bastava fare un minimo calcolo, considerando i tempi minimi necessari ad ogni insegnante per la scelta dell’ambito e moltiplicandoli per il numero di convocati”.
“La procedura – aggiunge ancora Allulli – si poteva tranquillamente gestire online, convocando materialmente gli insegnanti nella loro sede territoriale per la sola firma”.
A noi sorge un sospetto. Forse è possibile che si tratti di una sorta di “vendetta” dell’apparato burocratico intermedio che intende protestare contro le scadenze capestro imposte dal Ministero (assunzioni entro Ferragosto, e così via) con un messaggio del tipo: “Volete il rispetto dei tempi? Eccovi accontentati, le conseguenze sono queste”.
Ma forse siamo troppo maliziosi.