Fa discutere in Sicilia il caso di una classe prima della primaria di Marsala, in provincia di Trapani, che sarebbe composta tutta da alunni figli di pregiudicati.
Il dato è arrivato ai mezzi di informazione solo da pochi giorni anche se per la verità è già da diversi mesi che la Commissione parlamentare antimafia se ne sta occupando
La vicenda era nata quando nel settembre scorso Salvatore Inguì, direttore dell’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Palermo, era stato sentito in audizione dall’Antimafia.
L’Ansa riporta anche le parole di Inguì: “Mi ha chiamato la settimana scorsa un insegnante e mi ha fatto un elenco di bambini, questo elenco di bambini… Mi chiedeva se io li conoscessi. Li conoscevo tutti, me ne ha elencati ventidue. Qual è la caratteristica di questi bambini? Che sono tutti figli di soggetti con gravi pregiudizi penali. Io ho detto: ‘ma perché mi fai questo elenco?’ Guarda caso tutti questi bambini sono in una sola classe elementare, iniziano la prima elementare ed hanno messo in questa classe solo bambini di questo tipo”.
Claudio Fava, presidente della Commissione, replica: “Forse questa è una cosa che merita di essere rapidamente segnalata perché mi sembra l’opposto di ciò che dovrebbe rappresentare il messaggio educativo e di comunità di una scuola. Soprattutto in una realtà, come quella siciliana, in cui il disagio sociale dei minori diventa la più formidabile occasione di reclutamento malavitoso. È importante capire se questo precedente sia un caso isolato o se piuttosto nelle periferie delle città siciliane la scelta di costruire classi ghetto dove ammassare i figli di genitori pregiudicati o reclusi sia una traccia non episodica”.
Della questione si sta occupando anche l’USR della Sicilia, il cui direttore Stefano Suraniti aveva già formulato le proprie considerazione davanti alla Commissione Antimafia il 12 ottobre dell’anno scorso: “Nella formazione delle classi tutte le scuole adottano dei criteri che sono poi quelli di creare classi al loro interno eterogenee… In alcune scuole però questo obiettivo è difficilmente raggiungibile perché probabilmente siamo nella condizione in cui c’è una più alta percentuale con svantaggio socio-economico, quindi nelle periferie ci può essere una maggiore incidenza di famiglie in difficoltà o di fatto assenti”.
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