Com’era prevedibile, a meno di un mese dall’avvio nel nuovo anno scolastico la scuola è nel caos più totale: spazi che non si trovano – lo si scopre solo ora? – banchi con le rotelline per un improbabile distanziamento che tarderanno (chissà quanto) ad arrivare, indicazioni contraddittorie sul metro di distanza in classe e sull’obbligo della mascherina, presidi ormai sull’orlo di una crisi di nervi (legittimamente) che mettono le mani avanti chiedendo di essere esonerati da responsabilità penali nel caso in cui personale o alunni si ammalino di Covid.
In questo quadro sconfortante e, soprattutto, anticipatore di un autunno ad altissima tensione – se si ammala la scuola va giù il Paese, almeno su questo non vi dovrebbero essere dubbi per nessuno – sia permesso un suggerimento a chi siede sugli alti scranni di Viale Trastevere.
Riconoscendo che la DaD non è efficacemente attuabile per i bambini e che la socializzazione, soprattutto per i bimbi più piccoli, è fondamentale per la loro crescita, perché non mantenere temporaneamente la DaD nella scuola secondaria, tutta, di I e II grado? Non si scongiurerebbe di certo completamente il pericolo, ma statisticamente si ridurrebbe in modo significativo in quanto da un lato si eviterebbe lo spostamento e la concentrazione in aule inadeguate di alcuni milioni di alunni e docenti, dall’altro si permetterebbe alla scuola d’infanzia e a quella primaria di reperire molti nuovi spazi senza cimentarsi in esercizi funambolici facilmente destinati a naufragare nel loro esito.
Il tutto in attesa di vedere che cosa accadrà in autunno. Invece si è deciso di fare esattamente il contrario, di tentare l’azzardo: si apre tutto e poi casomai si chiude, come si è fatto con le discoteche. Le centinaia di focolai già attivi in pieno agosto, i giovani e giovanissimi in terapia intensiva in questi giorni dovrebbero bastare a far capire che, se non si cambia direzione, da settembre staremo ogni giorno seduti su una polveriera. C’è ancora qualcuno convinto che ce lo possiamo permettere, vista la posta in gioco?
Sergio Mantovani
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