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A Messina solo il 53% di persone ha il diploma, a Catania solo il 4% di bimbi va al nido: il rapporto Istat sui divari Nord-Sud

In Sicilia si studia meno e si smette prima rispetto al centro Nord: questo il quadro desolante, presentato da Tgr Sicilia, sulla base del recente Report, che si concentra su quattordici città metropolitane, sul benessere equo e sostenibile dei territori di Istat.

L’analisi degli indicatori permette di confrontare le 14 città metropolitane – dove vive il 36,2% della popolazione – evidenziando i divari rispetto all’Italia, i punti di forza e di debolezza, le evoluzioni recenti.

La città di Catania, ad esempio, è la peggiore per numero di bambini che accedono agli asili nido comunali (4,5%) contro la media nazionale pari al 17%, e Bologna a quasi il 40%. A Messina la maglia nera per persone che hanno conseguito il diploma e di laureati. A Palermo invece il record di studenti con scarse competenze in italiano e matematica.

Insomma, c’è un divario nei risultati ma anche nelle risorse a disposizione; di recente sono stati tagliati servizi per alunni disabili a Catania, ad esempio. Le scuole con mense, palestre e aule di informatica sono ancora pochissime rispetto alla media nazionale.

Cagliari e Bari si differenziano

Ecco alcuni ulteriori punti toccati dal rapporto.

Il primo è relativo all’indicatore sulla partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni, misura che non tiene conto dell’istruzione parentale alternativa: i livelli più elevati sono presenti a Napoli, Bari, Reggio Calabria e Cagliari mentre i più bassi a Milano e Roma.

Confrontando tra loro i profili territoriali, emergono differenze sia tra le città metropolitane del Centro-Nord sia tra quelle del Mezzogiorno.

In particolare, nel Centro, Firenze e Roma – accomunate dall’avere un vantaggio rispetto alla media di confronto su molti degli indicatori (sette su nove) – si differenziano significativamente tra loro nel valore assunto su alcuni di questi, Nel Nord, Bologna e Milano sono caratterizzate da situazioni di vantaggio molto marcato: otto indicatori del dominio su nove sono migliori rispetto alla media di confronto. Venezia mostra vantaggi meno diffusi e di minore entità, e uno svantaggio netto per il tasso di passaggio all’università, che ha un valore inferiore alla media (50,4 per cento). Lo stesso indicatore a Cagliari è superiore alla media di confronto (55,5 per cento). D’altronde Cagliari si differenzia positivamente dalle altre città metropolitane del Mezzogiorno anche per altri indicatori del dominio, in particolare per quanto riguarda la partecipazione alle attività formative della popolazione adulta, con la quota più elevata tra le città metropolitane d’Italia (24,5 per cento).

Su alcuni indicatori, anche Bari si distanzia considerevolmente dalle altre città metropolitane del Mezzogiorno, risultando meno distante dalla media nazionale. In particolare, sul tasso di passaggio all’università (52,2 per cento, 0,5 punti sopra la media nazionale) e sulla quota di studenti che non raggiungono un livello sufficiente di competenze in italiano (46,7 per cento) e in matematica (39,4 per cento), 2,5 e 0,9 punti di svantaggio rispetto alla media nazionale.

Le differenze tra i due estremi

Tra le città metropolitane del Mezzogiorno, altre con i massimi svantaggi sono: Reggio Calabria sulla quota di bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia (3,9 per cento; 16,8 per cento la media Italia) e sulla quota di NEET (31,0 per cento; 16,1 in media); Napoli sul tasso di passaggio all’università (38,6 per cento contro il 51,7 per cento Italia);

Per quanto riguarda le città metropolitane del Centro-Nord, Bologna è quella che mostra i massimi vantaggi nel maggior numero di indicatori; in particolare, sulla quota di 25-39enni in possesso di titolo terziario (45,2 per cento), sulla quota di bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia (38,2 per cento), sulla partecipazione continua degli adulti (17,5 per cento) e sulla quota di alunni con scarse competenze in matematica (33,0 per cento). Seguono Roma, con la quota più elevata di popolazione con almeno il diploma (77,8 per cento) e con il più alto tasso di passaggio all’università (59,1 per cento) e Milano con il massimo vantaggio nella quota di alunni con basse competenze in italiano (35,2 per cento).

Gli indicatori dell’istruzione e della formazione che discriminano maggiormente tra le città metropolitane, sono nell’ordine: la partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni, Roma ha il valore minimo (87,3 per cento) e Napoli il massimo (99,3 per cento); la partecipazione alla formazione continua, Cagliari con il valore massimo (24,5 per cento) e Messina con il minimo (5,5 per cento); i laureati e altri titoli terziari (Bologna 45,2 per cento, Messina 19,2 per cento) e la quota di bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia (Bologna 38,2 per cento e Reggio Calabria 3,9 per cento).

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Redazione

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