Dada? Il nome non significa nulla secondo gli intellettuali che si ritrovarono in questo movimento nato in Svizzera intorno al 1916. Ricorda in qualche modo il primo balbettio del bambino, tutto istinto, e proprio per questo l’obiettivo del conseguente movimento letterario e artistico dadaista è quello di ridicolizzare la razionalità illuminista e dunque si dà il via a una sorta di rivoluzione culturale attraverso la quale vengono rigettati valori come patria (quando il movimento nasce siamo in piena Prima guerra mondiale), morale e onore che hanno portato allo scoppio della guerra. In cambio c’è però l’esaltazione dell’opposto e dunque, ritornando all’idea cardine, l’apoteosi del casuale e del privo di senso in funzione di una nuova libertà di espressione.
E a Milano, a quanto sembra, come racconta Il Giorno, una preside, seguendo gli esempi di alcune sperimentazioni presso gli Istituti superiori, avrebbe messo in cantiere la prima scuola media “Dada“, che non si ispira al movimento descritto più sopra ma, come precisa la dirigente: “Faremo parte anche noi della rete nazionale delle scuole Dada. L’acronimo Dada sta per ’Didattiche per ambienti di apprendimento’. Non saranno più i docenti a entrare nelle singole classi, alternandosi, ma gli alunni a muoversi negli spazi. Si educa all’autonomia, al cambiamento e alla responsabilità”.
“Al loro approccio laboratoriale abbiamo voluto coniugare il valore aggiunto della scuola italiana, che è molto inclusiva e attenta ai contenuti del sapere. Abbiamo trovato la giusta sintesi nella proposta didattica della rete “Dada“, nata nel 2015”.
La proposta verrà presentata alle famiglie in occasione dei prossimi open day , mentre i docenti si stanno già formando.
“Ci saranno aule tematiche di italiano, di matematica, di arte ma non solo. Anche i corridoi, i gradini, le pareti avranno valenza didattica. È la prima scuola secondaria di primo grado di Milano ad aderire a questo modello, che è più diffuso alle superiori. Ma è stata dimostrata la valenza positiva anche per gli alunni più piccoli, del primo ciclo”.
Precisa la coordinatrice del gruppo di lavoro: “Ci stiamo preparando all’avvio della sperimentazione, studiando il progetto e visitando le altre scuole che aderiscono alla rete. Oltre alla formazione dei docenti stiamo già cominciando a progettare gli spazi. Abbiamo la fortuna di avere all’interno del corpo docente architetti e figure professionali di alto livello che ci stanno aiutando in questo processo. Ci stiamo mettendo in gioco per supportare l’apprendimento dei nostri ragazzi, che si potranno immergere sempre più nella materia”.
“Sarà una scuola sempre più aperta e daremo slancio anche ai nostri progetti di outdoor education”.
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