A partire dal 24 febbraio, con l’ordinanza che ha chiuso le scuole milanesi per l’emergenza Coronavirus, la didattica a distanza con l’utilizzo di piattaforme digitali è diventata ormai una realtà nel 42% delle scuole primarie, nel 53% delle medie e nell’ 82% delle superiori pubbliche della città e dell’area metropolitana.
L’Usr guidato dall’ex ministro Bussetti
Secondo l’Ufficio scolastico territoriale di Milano, guidato dall’ex ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, in molti casi il risultato si è avuto grazie all’utilizzo massiccio del registro elettronico, con le aule virtuali annesse.
L’urgenza di attivare la didattica a distanza -riporta Aska- ha spinto infatti i più ad avvalersi dello strumento più conosciuto da docenti, famiglie e alunni, almeno in un primo momento. Poi, sulla scia di alcuni pionieri più intraprendenti, si è diffuso l’utilizzo su larga scala dei sistemi più noti per la didattica a distanza, da GSuite (Google Classroom) a Office 365, Edmoto, Socloo e Moodle.
La fotografia della scuole milanesi
Oggi la fotografia, in continua evoluzione, delle 1.262 scuole milanesi, basata su un campione molto rappresentativo(47,6% per le primarie, pari a 227 su 476), indica che nel 42,3% delle elementari (96 scuole) si utilizza una piattaforma per la didattica a distanza, scelta dalla scuola o dal singolo docente. Per le medie il campione è ancora più vicino alla realtà (229 scuole su 278, pari all’82,3%) e indica una percentuale del 53,7% di scuole (pari a 123 unità) che sono già partite con le piattaforme online. Per le superiori il campione è di 107 scuole su 203 (52,7%) e indica un’adesione dell’82,24% (pari a 88 scuole). Restano le 305 scuole dell’infanzia, tra le quali sono ovviamente poche quelle che si avvalgono del registro elettronico, ma alcune hanno comunque aperto un canale per comunicare con i genitori.
Non spedite solo compiti
È bene tuttavia segnalare che il ministero ha evidenziato che “il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione” è da evitare, così come “un’eccessiva permanenza davanti agli schermi”.