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A Napoli un bimbo soffocato mentre mangia a scuola, corsi d’intervento obbligatori per i prof?

L’incredibile morte di Patrizio, il bimbo di cinque anni soffocato da un pezzo di mozzarella il 19 marzo in una scuola materna di Napoli ripropone la necessità di formare alcune unità del personale scolastico per intervenire con prontezza in casi come questi, peraltro meno rari di quanto si possa pensare: in Italia, ogni anno, circa 50 bambini muoiono per soffocamento da cibo, seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. A sostenerlo, all’indomani della tragedia, avvenuta all’interno di una scuola d’infanzia, l’istituto Minucci, nel quartiere Arenella, sono diversi rappresentanti di associazioni che hanno tra i loro motivi di esistenza la tutela dei cittadini.
Ad iniziare dal presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, secondo cui quanto accaduto a Napoli è un dramma che si poteva “evitare in un solo modo: lavorando in maniera capillare nella diffusione delle manovre di disostruzione pediatrica. Una procedura, questa, che permette immediatamente di salvare la vita del bambino in situazioni di questo genere”.
“La Croce Rossa Italiana – continua Rocca – da anni su tutto il territorio nazionale con lezioni mirate e aperte a tutti, contribuisce a questo tipo di formazione. Sono circa 2000 i volontari e gli operatori della Croce Rossa Italiana impegnati in questa attività. Già migliaia sono le mamme, i papà, i nonni, gli operatori scolastici formati, ma non basta. Serve fare di più. Basta contattare la sede CRI più vicina per assistere alle lezioni e per organizzare corsi nelle scuole”.
Per Rocca la priorità è questa: “in ogni istituto scolastico in ogni impianto sportivo, in ogni luogo frequentato da bambini e ragazzi deve esserci qualcuno che sappia come fronteggiare emergenze di questo genere. Pochi semplici gesti possono salvare la vita di un bambino”.
Dello stesso avviso si dice il Codacons. “Il bambino morto ieri a Napoli per un boccone di mozzarella andato di traverso ripropone in tutta la sua drammaticità il problema sollevato nel 2010 dal Codacons di una campagna informativa a cura del Governo sulla manovra di Heimlich e di un corso obbligatorio per insegnanti ed educatori. Il Codacons l’aveva chiesto nel maggio del 2010 quando un bimbo di un anno morì soffocato per un boccone di pizza a Milano ed un bimbo di 19 mesi morì in provincia di Frosinone per una caramella”.
“Ogni anno – continua l’associazione – gli italiani coinvolti nelle loro abitazioni in un incidente domestico sono ben al di sopra di tre milioni: per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, questi eventi rappresentano nei Paesi sviluppati la prima causa di morte per i bambini. Dati allarmanti”.
Per il Codacons “molti di questi incidenti, però, potrebbero essere prevenuti se solo ci fosse maggiore informazione e si seguissero alcuni accorgimenti. In caso di soffocamento, ad esempio, è indispensabile che i genitori conoscano alcuni semplici cose da fare, come la Manovra di Heimlich (o le altre manovre di disostruzione pediatriche più adatte per i lattanti), purtroppo sconosciuta a mamme, papà, docenti e maestri. Spesso queste nozioni non sono insegnate nemmeno a chi frequenta i corsi pre-parto”.
Qualche tempo fa, sempre il Codacons aveva chiesto anche al ministero della Salute una campagna informativa, fatta di opuscoli e spot televisivi: l’obiettivo era quello di “mostrare concretamente che fare in caso di soffocamento, di inserire queste tecniche in modo obbligatorio nei corsi pre-parto ed, infine, chiede al Ministero dell’Istruzione e della Salute di organizzare corsi obbligatori per insegnanti ed educatori a tutti i livelli: dagli asili nido all’Università, dalle colonie estive agli oratori”.

Intanto, proseguono le indagini per capire i motivi che hanno portato alla morte del bimbo. Gli inquirenti stanno valutando le prossime tappe dell’inchiesta e se notificare avvisi di garanzia, atto dovuto in questa fase delle indagini, prima di procedere all’esame autoptico sul corpo del bambino. La procura di Napoli ha aperto un fascicolo. In queste ore gli inquirenti stanno ascoltando altre persone, tra maestre e personale della scuola, per approfondire la dinamica del decesso.
Sono state già sentite la preside dell’istituto, la maestra e l’assistente presenti, queste ultime due, in aula al momento della tragedia. Dai primi accertamenti sembrerebbe che siano state messe in atto tutte le manovre per prestare i primi soccorsi al piccolo, tentativi che però non si sono rivelati efficaci.

Alessandro Giuliani

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