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A Niscemi scuola a luglio per alunni e docenti. Annunciata pioggia di ricorsi

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Ben 1.200 studenti e 120 docenti dell’Istituto di istruzione superiore “Leonardo Da Vinci”, di Niscemi, dovranno tornare a scuola, dal 17 al 22 luglio, per completare il numero di ore di presenza obbligatoria dell’anno scolastico 2016-2017, ridotto a dicembre e a gennaio per il mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento. 

 

L’ordinanza è stata emessa dal preside, Fernando Cannizzo, d’intesa con il consiglio d’istituto e col consiglio dei docenti, su ricorso di due professori che hanno ottenuto l’arrivo di ispettori scolastici. 

 

Una notizia che La Tecnica della Scuola ha dato sabato mattina pubblicando anche la determina dirigenziale con ordine di servizio rivolto ai docenti e l’obbligo di frequenza per gli studenti dell’istituto emessa dal dirigente scolastico (clicca qui per maggiori dettagli).

 

All’agenzia Ansa parla uno dei due professori dal cui ricorso è partito tutto. Vincenzo Traina, docente di matematica, insieme al collega Gaetano Giarracca, aveva chiesto, infatti, l’intervento degli ispettori a marzo contestando la decisione del preside di far fronte alla mancanza di riscaldamento nelle classi con una diminuzione dell’orario scolastico di venti minuti ogni ora.

 

“Da un mio calcolo approssimativo – spiega – i 120 docenti dovrebbero restituire alla scuola circa 500 euro ciascuno, mentre gli studenti dovrebbero garantire altre 60 ore di presenza per colmare il vuoto creato all’orario curriculare. Io e il collega Gaetano Giarracca – spiega – abbiamo impugnato la immediata esecutività (mai votata) di una delibera del consiglio d’istituto, nella quale tra l’altro si faceva riferimento alla riduzione di 20 minuti dell’ora di lezione, in contrasto con i 10 minuti concessi da una circolare ministeriale per situazioni d’emergenza, e chiesto l’intervento degli ispettori scolastici per la complessa vicenda dell’impianto di riscaldamento. Per questo – aggiunge – abbiamo chiesto di verificare se esisteva un danno erariale per la scuola, nel qual caso dovrebbe pagare chi ha sbagliato”.

 

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