Sono questi ragazzi i cosiddetti “gifted”, dotati, talentuosi, o più tecnicamente “dall’alto potenziale cognitivo”. Imparano a leggere prima di andare a scuola, sviluppano un vocabolario dalla ricchezza sorprendente, hanno una curiosità e un desiderio di approfondimento fuori del comune.
Secondo uno studio del gruppo di ricerca dell’Unità di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ulss di Padova, una stima accettabile rispetto agli indicatori medi calcola i bimbi “gifted” nel 2,28% della popolazione scolastica globale.
Tradotto in cifre assolute rispetto al sistema scolastico del Veneto (su cui è basata la ricerca) significa che in questa sola regione vi sarebbero oltre 16.000 allievi con doti intellettive tali da richiedere un percorso ad hoc: formativo, ma anche preventivo e, se è il caso, terapeutico.
La ricerca parla di almeno il 5% dei “gifted” come di soggetti a rischio di sviluppare psicopatologie. Una correlazione tipica è il ritardo nello sviluppo motorio: il bambino di talento appare spesso goffo e poco disinvolto nelle attività fisiche. Anche le reazioni emotive denotano frequenti anomalie, e vi sono difficoltà (già dalle elementari) nel costruire relazioni sociali con coetanei i cui interessi vengono avvertiti come troppo lontani.
Si sta cercando allora di correre ai ripari?
Ai bambini “gifted” (e non “geniali”, prodigio” o altri pericolosi stereotipi) è dedicato, da tre anni, un progetto innovativo finanziato dalla Regione Veneto: si chiama “Education to Talent”, e ha lo scopo di costituire una rete di formazione e sostegno rivolta agli scolari individuati come dotati di talento, alle loro famiglie e agli insegnanti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.
Il progetto può ora avvalersi anche di uno specifico centro di ricerca, TalentGate, con due sedi a Padova e a Vicenza. Lo scopo è di sperimentare nuove tecniche didattiche, di formazione e orientamento. L’ambizione è di estendere il “modello Veneto” all’intera nazione: in questo senso sono in preparazione linee guida per il sistema scolastico regionale e un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione.
Lo scrive Il giornale dell’Università di Padova
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