Immediata la risposta della Rete degli studenti medi: «La scuola è un’istituzione laica e tale deve rimanere. Le scuole di Padova sono per la maggior parte fuori norma, il Comune dovrebbe preoccuparsi di come sistemare questi edifici piuttosto che cercare di imporre una religione violando la libertà personale degli studenti» .
Da parte sua il presidente del Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica afferma: «È importante dare modo a ognuno di esprimere la propria cultura e le proprie tradizioni . Il sindaco deve rendersi conto che non siamo a Cittadella e uno studente su sei è straniero. Inoltre così dimostra di non conoscere la Costituzione in cui è chiaro che non esiste una religione di Stato, tant’è che l’ora di religione a scuola non è più obbligatoria da anni. Questa è pochezza culturale, razzismo e xenofobia». Si ricorda che il d.lgs. 297/94 all’art. 107, nell’elencazione puntuale delle suppellettili che compongono l’arredo di una aula si fa riferimento esplicito solamente all’attrezzatura, l’arredamento e il materiale da gioco per la materna. In modo più chiaro ed esplicito l’art. 159 stabilisce “Spetta ai comuni prevedere al riscaldamento, all’illuminazione, ai servizi, alla custodia delle scuole e alle spese necessarie per l’acquisto, la manutenzione, il rinnovamento del materiale didattico, degli arredi scolastici, ivi compresi gli armadi o scaffali per le biblioteche scolastiche, degli attrezzi ginnici e per le forniture dei registri e degli stampati occorrenti per tutte le scuole elementari…”. L’art. 190 stabilisce che “i Comuni sono tenuti a fornire (…) l’arredamento” dei locali delle scuole medie.
Quindi nessun riferimento al crocifisso. Si ricorda inoltre che la Corte europea per i diritti dell’uomo il 3 novembre 2009 con la sentenza Lautsi v. Italia stabilì in 1º grado di giudizio che il crocifisso nelle aule è “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”, imponendo all’Italia un risarcimento di 5.000 euro per danni morali. Tale sentenza è stata poi ribaltata in 2º grado il 18 marzo 2011, quando la Grand Chambre, con 15 voti a favore e due contrari, ha assolto l’Italia accettando la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.