Due giorni di intenso lavoro a Palermo organizzati da Osservatorio Diritti Scuola hanno prodotto un documento di netto dissenso sullo schema di decreto sull’inclusione che è all’esame del Parlamento.
Per il 28 e il 29 gennaio l’Osservatorio aveva convocato un Tavolo tecnico nazionale al quale hanno aderito i Partigiani della Scuola Pubblica e la Rete dei 65 movimenti per il sostegno.
Al termine dei lavori è stato approvato un documento, rendono noto i partecipanti al Tavolo tecnico nazionale della Rete, “con proposte chiare e unanimi al fine di garantire i diritti di tutti gli studenti, riconoscere il ruolo irrinunciabile dei genitori e restituire dignità alla figura dell’insegnante e degli operatori assistenziali specializzati, per una scuola pubblica intesa come bene comune”.
“Un documento unitario – speigano sempre i Partigiani – che possa essere la base di confronto tra il Parlamento e la società civile, in vista anche dell’incontro seminariale che si terrà il prossimo 24 febbraio a Roma, preceduto il 23 da un presidio presso Montecitorio”.
Nel corso dell’incontro “si è fatta un’analisi dei posti disponibili, nella prima parte della giornata di sabato e si è parlato di precariato e delle modifiche da apportare al contratto di mobilità; tanto si è detto sull’importanza di una più equa distribuzione delle risorse umane e materiali nel Paese, che allo Stato, prendendo atto delle palesi diversità di esigenze nelle varie regioni italiane (quelle meridionali diverse da quelle settentrionali) si chiede di mettere in atto”.
Entrando nel merito dello schema di decreto, sono state formulate numerose osservazioni critiche.
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“Principalmente – si legge nel documento conclusivo – è risultato a tutti molto grave e inaccettabile l’esclusione della famiglia nelle fasi organizzative e decisionali per la costruzione di un percorso didattico inclusivo. La quantificazione delle ore di sostegno e delle figure professionali sembra debba essere accettato dai genitori esclusi, dal volere di una commissione composta da varie figure che entrerebbero in contatto con il figlio disabile solo una volta all’anno e comunque all’insegna del massimo risparmio economico.Con la legge delega, sarà valutato solo l’aspetto medico e non quello relazionale, sociale e scolastico del ragazzo disabile”.
Altro aspetto critico riguarda la questione delle funzioni di assistente igienico-personale che potranno essere assegnate al personale ATA (ex bidelli).
“Gran parte del personale ATA – osserva il Tavolo tecnico – si rifiuta di svolgere le attività igienico-sanitario a favore degli studenti disabili perché quest’ultimi sono spesso affetti da patologie per le quali servono specifiche competenze”.
“E’ emerso anche – si legge nel documento – il proposito di tornare, così come prevede la legge 104/92, a classi composte da un massimo di 20 alunni con uno studente con disabilità grave o due con disabilità lievi. E tutti d’accordo anche nella richiesta di eliminazione della dicitura ‘nei limiti delle risorse disponibili’ presente in più articoli della legge delega perché le risorse devono essere necessariamente disponibili di fronte a diritti inalienabili e fondamentali”.
Lo schema di decreto, insomma, viene letto come un tentativo di depotenziare la legge 104 del 1992 che, nel corso delle due giornate di lavoro, è stata esplicitamente definita “l’unica legge che disciplina e tutela la condizione di disabilità”.
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