Categorie: Attualità

A Parigi, dopo il primo giorno di scuola

Da lunedì 16 novembre le scuole francesi sono di nuovo aperte, nonostante lo stato di emergenza. Molti insegnanti, lunedì mattina, si sono domandati come e cosa raccontare agli alunni. È così difficile trovare le parole, contenere le emozioni, restare lucidi e vigili.

Alcuni siti di giornali, scrive Left.it, sono rivolti direttamente ai bambini, come la versione online del “Petit Libé” (Liberation), quella del “Petit Quotidien” e sul portale nazionale dei professionisti dell’educazione “Eduscol” (eduscol.education.fr) ci sono varie pagine di informazione sia per gli insegnanti che per gli studenti.

Di fronte a chi è disposto a morire per un’idea, per quanto assurda essa ci sembri, ci si ente impotenti. È questa la vera forza dei terroristi.

Lunedì, a mezzogiorno Place de la République era piena di gente commossa, le persone si radunavano intorno ai luoghi delle sparatorie, l’11e arrondissement era diventato un grande cimitero pieno di fiori e di candele. Nel silenzio assordante c’era anche qualcuno che sparava della musica araba a tutto volume.

Dopo gli attentati a Parigi, la gente in strada alza la testa, c’è chi si affaccia alla finestra, un tempo avrei riso di questa provocazione, adesso non ne ho più tanta voglia. È proprio quello che cercano: far passare la voglia di ridere, di stare insieme, di uscire, di amare,  divertirsi, prendersi in giro gli uni gli altri per le reciproche appartenenze. Per questo hanno di nuovo colpito l’11e arrondissement.

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Tornando dal primo giorno di scuola i bambini sembrano più sereni, hanno parlato a lungo di quello che è successo, ognuno ha potuto dire la sua.

«Il maestro ci ha detto le stesse cose che hanno detto i genitori, ma molto meglio».

La Francia non si è fermata e la scuola rappresenta uno dei suoi centri di resistenza, di difesa dei valori repubblicani (molto più di certe decisioni politiche). Forse le cose vanno diversamente, scrive sempre Left.it, nelle banlieues, sicuramente per i musulmani sarà ancora più dura di prima. E a Parigi ce ne sono molti e sono stufi di doversi dissociare.

Pasquale Almirante

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