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A Pavia cattedre ai precari fino a 22 ore

Lo sostiene la provinciapavese.it che riporta pure il commento dei sindacati della scuola: “I prof non sono obbligati ma con la crisi tutti accettano di lavorare di più”. E sicuramente hanno ragione, visto pure che la cattedre da occupare, tra pensionamenti e trasferimenti, sarebbero 242 da assegnare con supplenze annuali ad altrettanti precari.
E una parte consistente di tali cattedre disponibili sarebbero già composte da un numero di ore settimanali superiore alle 18, previste dal contratto, fino a un massimo di 22.
Per i sindacati sarà la crisi a costringere i precari ad accettare queste cattedre con ore eccedenti, benchè ancora siano liberi di rifiutarle in ottemperanza al contratto di lavoro. “Come sindacato diciamo ai docenti di rifiutare le ore eccedenti – sottolinea la Flc-Cgil – sia come atto di solidarietà nei confronti degli altri precari sia per il principio”.
Tuttavia ciò che inquieta è la riflessione sottesa alla scelta operata dell’ufficio scolastico provinciale e che risulterebbe una sorta di manovra di avvicinamento verso la riforma che vuole raddoppiare il numero di ore di lavoro dei docenti.
Ed infatti, secondo quanto riporta il quotidiano di Pavia, la tabella con l’elenco dei posti disponibili non lascia dubbi: ci sono 14 cattedre che già sulla carta sono oltre le 18 ore, un’altra da 22 ore, una di venti per un docente di matematica, 22 ore anche per la cattedra di lettere; ma ci sono quelle da 20 e 19 ore. I docenti possono accettare per le sole 18 e lasciare le altre ai loro colleghi, ma, secondo i sindacati, non avviene quasi mai.
Sottolinea la Cisl: “Oggi fa comodo accettare qualche ora in più. Ci sono insegnanti che hanno il marito che ha perso il lavoro, per esempio, e quindi preferiscono lavorare qualche ora in più. E poi con queste cattedre la paga mensile superiore porta al ricalcolo di tutto lo stipendio. Il problema è che così si arriva ad anticipare quello che vuole fare il ministero: aumentare le ore settimanali”.
E la locale UilScuola afferma: “Se iniziano a farci a fare d’ufficio fino a 22 ore è normale che prendano la palla al balzo per arrivare a 36. Ci sono alcune cattedre che ormai, dopo la riforma, sono per forza a 20 ore, ma la legge ne prevede 18. Tecnicamente si potrebbero spezzare così da far lavorare altri precari, ma non è quello che viene fatto”.
Inoltre si fa notare che gli “spezzoni” di ore che i presidi devono coprire sono sempre più spesso assegnati a docenti interni: “Fino a 6 ore li assegnano direttamente i presidi, mentre prima chiamavano quasi tutti precari esterni oggi sono i prof delle scuole che si rendono disponibili”.

Pasquale Almirante

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