Ci siamo quasi, i Giochi Olimpici di Parigi 2024 sono in dirittura d’arrivo. Pur nell’attuale sfavorevole congiuntura politica internazionale – con due guerre in corso a due passi da casa nostra e uno scenario da guerra fredda tra le grandi potenze mondiali – le Olimpiadi rimangono un’oasi di speranza, con una fiaccola a simboleggiare la luce che attraversa le vicende dei popoli attraverso il potere salvifico dello sport.
A questo proposito, nel suo messaggio augurale inviato all’arcivescovo di Parigi, il Papa ha sottolineato che lo sport è un linguaggio universale che trascende le frontiere, le lingue, le razze, le nazionalità e le religioni; ha la capacità di unire le persone, favorire il dialogo e l’accoglienza reciproca; stimola il superamento di sé, forma allo spirito di sacrificio, favorisce la lealtà nelle relazioni interpersonali; invita a riconoscere i propri limiti e il valore degli altri.
Quelli enunciati da Papa Francesco somigliano molto agli obiettivi che i docenti di Scienze Motorie e Sportive dichiarano di volere far raggiungere ai propri alunni in sede di programmazione annuale delle attività. I Giochi Olimpici, dunque, festa mondiale della sport, ci danno l’occasione per riflettere sulla situazione attuale dello sport nelle nostre scuole, il ruolo che occupa a livello pedagogico, gli spazi dedicati, il supporto del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Per rimanere nell’ambito dei rapporti tra Scuola e sport ai massimi livelli – come quello espresso ai Giochi Olimpici – c’è da mettere in evidenza che il D.M 935 dell’11 dicembre 2015 aveva posto il problema del diritto allo studio di quei ragazzi molto impegnati negli allenamenti, perché atleti di interesse nazionale nei vari sport e federazioni. Nasceva così, all’epoca della ministra Stefania Giannini, il “Progetto Studenti atleti di alto livello”, il cui obiettivo – come si legge ancora oggi sul sito del Ministero – è implementare il sostegno e il supporto alle scuole nella programmazione di azioni efficaci, azioni che permettano di promuovere concretamente il diritto allo studio e il successo formativo anche degli studenti praticanti un’attività sportiva agonistica di alto livello. Superare, dunque, le criticità che possono riscontrarsi durante il percorso scolastico degli studenti-atleti, soprattutto riferibili alle difficoltà che questi incontrano in termini di regolare frequenza delle lezioni.
Da questo punto di vista, dunque, nulla da dire, la Scuola sostiene i ragazzi e le ragazze di talento che un giorno potremmo vedere alle Olimpiadi. Ma naturalmente si parla di piccole percentuali di studenti. E tutti gli altri, cioè quasi tutti i nostri studenti? Hanno la possibilità di fare attività sportiva seria a scuola? La risposta, purtroppo, è no, se si vanno a guardare i dati emersi dalla ricerca condotta dalla Svimez e dalla Uisp, con la collaborazione di Sport e Salute, riportati dalla Gazzetta dello Sport: 6 scuole su 10 non hanno una vera palestra e il 60% degli impianti risale agli anni 80. Inoltre, un impianto su cinque non è fruibile da persone con disabilità.
Come dichiarato dal presidente dell’Uisp al quotidiano milanese, occorre che le politiche pubbliche intervengano per garantire diritti uguali per tutti i cittadini. Lo sport è un indicatore di benessere, di coesione sociale, di partecipazione.
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