I lettori ci scrivono

A proposito della carriera docente di cui parla Anna Ascani

Al Meeting di Rimini il viceministro dell’Istruzione Anna Ascani (non
scrivo viceministra e non scriverei assessora, ecc. perché neanche
professora esiste) dice che gli insegnanti “devono” avere una carriera
che non sia solo la possibilità di fare il concorso per dirigente
scolastico.
E poi aggiunge che la scuola “deve” avere un legame con le
Istituzioni locali, il lavoro e il terzo settore.
Sul primo punto, il “dovere” (infinito) non basta, serve anche il “come fare”. In ogni caso non è vero che non facciamo carriera: spesso diventiamo – a nostra insaputa, visto che è di moda – psicologi, carabinieri, vigili urbani,
tappabuchi e parafulmini di ogni tipo di conflitti.
Il legame con le Istituzioni, dunque, è già stabile. D’altronde, provocazioni a parte, chi di noi non ha mai lavorato con Comuni, Province, Regioni e attività ricettive, ma non solo, per dare agli alunni quel di più che è servito
loro per non annoiarsi e per imparare a ragionare autonomamente,
aprendosi al mondo?
A proposito di terzo settore, no-profit, ecc. (pure qui il viceministro utilizza il “deve”), nelle scuole siamo andati oltre, rispetto a quanto si pensi a Roma. Le onlus, le ong, le iniziative ricreative e di solidarietà, infatti, interessano e
coinvolgono da tempo milioni di docenti, studenti e operatori dell’istruzione.
Al Ministero, dunque, dovrebbero pensare a un’altra specie di legame: quello tra volontariato e ingiustizia sociale, direttamente proporzionali. Quando la richiesta d’aiuto è alta (e in Italia i volontari sono 10 milioni) vuol dire che i Governi sono lontani dai problemi dei dimenticati e degli “ultimi”, a fronte di un’imposizione fiscale tra le più elevate.
Non vorrei che il Meeting di Rimini si sia rivelata ancora una volta una vetrina politica sterile e demagogica, come perfino il discorso quirinalizio di Mario Draghi ha testimoniato: lui però, insieme a “deve”, ha usato “bisogna”.
L’anno prossimo dagli ospiti di Comunione e Liberazione dobbiamo aspettarci “è necessario”?
O non sarà meglio arrivare, finalmente, con qualche progetto?
Altrimenti dove sarebbe l’utilità di un Meeting del genere?

Giovanni Panunzio

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