Facciamo finta che lavoro in istituto comprensivo il cui preside è un ex professore della scuola secondaria di primo grado.
Sempre per finta ha una collaboratrice di medio livello a cui ha affidato tutta la gestione di tre plessi di primaria (25/30 classi). Tutto passa per le mani di costei. Un po’ è carente, un po’ agisce per simpatie, un po’ per dispetto verso le colleghe. Soprattutto le più preparate.
Un bel (?) giorno al preside si offre la possibilità di scegliersi i docenti e di premiarli. La delega passa alla sua collaboratrice. Maestra come me.
Facciamo finta che noi colleghe delle sue capacità di insegnante e di collaboratrice pensiamo quel che pensiamo. Dunque costei dovrebbe valutarmi!?!
Credo che in un caso simile aprirei una partita Iva da mendicante e, pagando le tasse, cercherei di sopravvivere con quest’altro lavoro.
Chi ha queste idee bislacche non sa minimamente come le/gli insegnanti sono messi!! Non si ingoiano più rospi ma dinosauri!
So che in molti collegi i docenti non possono intervenire. Lo possono fare solo i collaboratori del preside e le funzioni. Considerando che un gruppo di insegnanti, chessò 130, difficilmente potrebbe agire per simpatia, per tornaconto personale o per nepotismo forse è più opportuno che siano essi a scegliere chi deve dirigerli e controllare come opera rieleggendolo oppure mandandolo a fare un bel giro. Non di secondaria importanza.
Bisogna riflettere sugli equilibri più bilanciati che la scelta del preside, fatta in tal guisa, implicherebbe per il rapporto insegnamento/apprendimento; per i rapporti tra genitori/insegnanti; per i rapporti tra insegnanti amici di/insegnanti non amici; per la considerazione sociale di questa professione (se un genitore si autopropone per fare richieste al preside sapendo di essere ascoltato lì dove il docente è ignorato dov’è l’equilibrio?
Dov’è la considerazione sociale? C’è una forte e svilente squalifica verso chi fa il proprio dovere. Chi lo fa a buon prezzo (saldi tutto l’anno). Chi si sente solo di fronte a responsabilità sempre più pesanti. Per di più si deve subire l’ostilità di molti. Non ultimi i propri presidi. Il proprio Ministero.
Gli insegnanti, eleggendo il proprio preside, eviterebbero una delle sorgenti di “fuoco amico”. Anche dal punto di vista del dirigente ci sarebbe un impatto, un riconoscimento e una contrattazione maggiori.
Un conto è un dirigente che decide nonostante i suoi insegnanti. altra cosa è un dirigente che agisce “parato” dalla forza del suo collegio docenti. Ultimo ma non ultimo la gestione economica e burocratica di un istituto e la gestione del personale e dell’utenza sono molto gravosi in Scuole comprensive dove i numeri sono elevati e le difficoltà cui far fronte di svariato tipo: reperimento e gestione di risorse economiche; problematiche scolastico-didattiche in senso stretto; rapporti sociali con altri Enti del territorio e, soprattutto, con le famiglie; difficoltà di convivenza democratica e delle regole dei ragazzi; gestione degli indirizzi formativo-valoriali.
Come si può pensare di lasciare tutta questa responsabilità ad una sola figura o anche ad uno staff di persone? E’ tutta la scuola che deve affrontare la complessità sistemica. Lo si fa certamente meglio se il Preside è preside degli insegnanti. Chiudo con una preghiera per il nostro government ad alte sfere. Negli ultimi anni nessun ministro del Miur è stato particolarmente amato dai suoi amministrati. Di molti non ricordo il nome. Di talune il nome lo vorrei scordare. lo scopo finale dei Governi che si sono succeduti è stato diverso rispetto a quello dei docenti, delle famiglie, dei ragazzi.
Passatemi la battuta: la Pubblica Istruzione che nel tempo è divenuta Pubblica Distruzione diventi, ora, Pubblica Distrazione. Si distraggano, vadano in vacanza e ci lascino lavorare se non hanno né idee, né soldi (per la scuola, perché per i corrotti e gli evasori non mancano di certo).
Se non potete fare del bene esimetevi. Non intralciate!
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