Generale

La scuola non è solo burocrazia, ma relazioni umane e culturali

Cari colleghi, penso che tutti, entrando nella sede di viale XI febbraio, di Bassano del Grappa (VI) se ne siano accorti.

Parlo della scritta apparsa sulla Chiocciola. Parlando con alcuni ragazzi, abbiamo convenuto che non è una scritta banale, sciocca, ma che chiede, domanda, interroga.

E, proprio perché interroga, credo sia giusto prenderla sul serio, cercando, ognuno per conto proprio, ma anche tutti assieme, per quanto possibile, di ri-pensarla, anche di iniziare a trovare assieme una risposta.

La scuola, come ripeto spesso, è “la casa di tutti”, nel senso che tutti, i ragazzi, ma anche i docenti ed il personale, devono considerarla come ambiente aperto, accogliente, capace di suscitare domande e risposte, nei termini di un valore dello “stare a scuola” che sia significativo, che dia senso, che doni esperienze da condividere.

Ovvio, proprio perché “casa di tutti”, che non sia corretto e simpatico “sporcare” i muri interni o esterni della scuola, cosa che non faremmo mai a casa nostra. Spero, anzi, che non si ripeta più.

Ma credo sia anche giusto capire le ragioni di un gesto, di una scelta, di una frase, di una battuta.

La scritta “There’s nowhere for me to be”, dunque, richiede di essere compresa.

Il che significa: compresa come domanda, in vista di una possibile e condivisa risposta.

E la domanda pretende che la vita della scuola non possa e non debba essere identificata con gli edifici, con gli strumenti, con gli indirizzi di studio, con le tecnologie.

Nemmeno, vista la “Tre giorni” di queste ore, con la “culturale digitale”.

Sono tutte illusioni, se considerate fini a se stesse. Sono cioè strumenti, non fini. Una delle grandi difficoltà oggi sta proprio in questa inversione mezzi-fini, di cui pochi sono consapevoli.

Quindi, il cuore della scuola sono le persone. Meglio, sono le domande di senso e di significato che, passando attraverso gli strumenti, gli indirizzi, le materie, gli edifici, sono quelle che sole possono valorizzare e dare senso a tutto il resto.

A scuola auguro sempre che ciascuno sperimenti questo sentiero del “domandare senso e ragione”, altamente educativi per se stessi e per tutti.

Poi, un augurio all’autore o all’autrice della scritta: che lungo questi sentieri non si limiti solo al “for me”, solo a se stessi, ma si apra, naturalmente, al “for us”, al “per noi”.

Scopra cioè il noi, come contesto umano e culturale.

Gianni Zen

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