“La prima necessità è un piano per la stabilizzazione dei precari, altro che nuovo concorso”, declama Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. “E poi bisogna trovare nuove regole per immettere in ruolo, perché il concorso, così come è stato concepito, è una lotteria”. Anche Alessandro Natalini, docente di scuola media a Roma, tra gli animatori lo scorso autunno delle manifestazioni di piazza contro il concorsone e i tagli alla scuola, sostiene che prima di tutto vada sanata la situazione dei precari: “Hanno permesso alla scuola di continuare a vivere, facendo grandi sacrifici. Prima riconosciamo i diritti di chi ha dato tanto. Solo dopo possiamo discutere di come fare le selezioni”.
Tuttavia, di fronte alle nuove leve che bussano alla porta della scuola carichi di speranze, c’è anche chi prefigura la difficoltà a sanare una situazione incancrenita, come Francesco Scrima, il segretario generale della Cisl scuola: “L’assunzione dei tanti precari sarà un processo lungo. C’è troppo squilibrio tra domanda e offerta di posti di lavoro. Non possiamo paralizzare in eterno l’accesso all’insegnamento ma non si può improvvisare come con l’ultimo concorso. Bisogna ragionare su regole di reclutamento serie e trasparenti, nel rispetto del diritto di tutti. L’urgenza non può diventare fretta”.
In ogni caso i sindacati della scuola, una volta tanto, si trovano d’accordo sul fatto che, con le elezioni alle porte, l’iniziativa di un nuovo concorso dovrebbe essere lasciata per intero al ministro che verrà.
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