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A “rischio” le scuole secondarie ad indirizzo artistico

Come sempre l’attenzione è rivolta, innanzitutto, ai licei storici, classici e scientifici, e poi agli istituti professionali e tecnici.
Recentemente, ancora una volta, su queste ultime scuole è stata attirata l’attenzione da parte dl Ministro della P.I., Giuseppe Fioroni, il quale parlando a Bologna, in un dibattito sulla scuola italiana, alla presenza del Sindaco della città Sergio Cofferati e dell’Assessore Regionale all’Istruzione, Paola Manzini, ha detto testualmente: “E’ necessario rilanciare la formazione tecnica e professionale nell’istruzione pubblica. Gli istituti pubblici sono una carta fondamentale per il recupero del gap del nostro Paese sull’istruzione tecnica e le materie scientifiche. Ritengo che gli istituti professionali non debbano passare alle competenze delle Regioni”.
Mai si è sentito fare da un ministro della P.I. un discorso analogo per quanto attiene all’istruzione artistica verso la quale non è stata mai dimostrata analoga simpatia. Certamente anche perché la maggior parte di questo tipo d’istruzione si svolge dentro il sistema scolastico paritario.
La verità è che la cultura italiana stenta ancora oggi a riconoscere valore al mondo dell’arte, sia quella musicale che coreutica. Musica, danza, ecc. non sono discipline alle quali si attribuisce pari riconoscimento rispetto ad altre ritenute più dignitose, quali le lettere, la filosofia, la matematica e le scienze.
La stessa scuola, di conseguenza, non trova la forza ed il coraggio di far assurgere le arti a quei posti che loro spetterebbero nel panorama delle discipline di studio.
Occorrerebbe, in verità, che anche queste scuole fossero sottratte alle competenze delle Regioni e fossero oggetto di una particolare attenzione politica  nel quadro degli interventi che il governo si è proposto di riservare  a tutta la scuola secondaria superiore entro i prossimi diciotto mesi.
Ancora oggi in Italia si perpetua l’errore di considerare le arti, da quella musicale a quella coreutica, riservate esclusivamente ad un ristretta èlite di persone dotata di particolari attitudini e, ignorando persino i risultati delle più recenti ed aggiornate ricerche psicopedagogiche, si sottovalutano gli effetti che le pratiche artistiche producono per lo sviluppo integrale dell’individuo.
L’attenzione che oggi reclamano i licei artistici, soprattutto quelli ad indirizzo musicale e coreutico, si giustifica nel nome delle competenze che essi danno relativamente alla capacità di padroneggiare linguaggi idonei a conoscere le ricchezze del nostro patrimonio artistico e alla conservazione e valorizzazione dello stesso.
L’educazione della persona attraverso le arti assume un ruolo privilegiato in quanto favorisce lo sviluppo dell’intera personalità che attraverso il processo creativo coniuga attività intellettuale e manuale. È perciò un imperativo categorico di tutta la scuola di oggi sviluppare le capacità creative dell’individuo. Le scuole artistiche più delle altre debbono assolvere a questi compiti. 
Più delle altre devono occupare un posto privilegiato nelle scelte dei decisori politici.
Giuseppe Guzzo

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